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IL GIORNALIERO - Re Rebaudengo (APER): “La Robin Tax? Idea poco intelligente” Stampa E-mail

27 settembre 2011 - “Gli italiani? Siamo geniali, ma spesso ci difetta la governance”. Queste parole echeggiano in una location a dir poco emozionante e le pronuncia Agostino Re Rebaudengo (nella foto). Quanto sta affermando il presidente di Aper (Associazione che raccoglie i produttori di energia da fonti rinnovabili) nella prima parte della frase sembra trovare conferma nella splendida Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, a Firenze.
Gli effetti spettacolari della volta affrescata e i giochi di specchi possono distrarre ma non troppo… La quarta edizione del Festival dell’Energia, dal ricco programma, fa da cornice ad un intenso tour di convegni e incontri - conclusosi domenica - che si è snodato e poi svolto in prestigiose sedi come Palazzo Vecchio.
A Palazzo Medici Riccardi, in quella sala-galleria c’è un pieno di stucchi e ori e tanto illusionismo prospettico che rendono l’insieme uno dei migliori esempi di barocco fiorentino. Si parla di rinnovabili e la trionfante Apologia della famiglia Medici (il centro dell’opera dipinta da Luca Giordano nel 1685) non condiziona un eventuale tono trionfalistico che il presidente potrebbe permettersi presentando i dati di crescita di un settore che pur tra difficoltà di percorso può vantare un tasso di crescita spettacolare.
Certo, sullo sfondo si trovano Fukushima e la vincolante Direttiva 20-20-20. Ci sono quei 90 TWh di nucleare che dopo il referendum devono essere riallocati; le rinnovabili potrebbero dare il loro contributo aumentando la loro quota. “Non è un obiettivo da conseguire a tutti i costi. Ci si muove in un quadro molto complesso, e il conseguimento dei risultati non può prescindere da razionalità e coerenza. Requisiti essenziali per far crescere anche e soprattutto la filiera industriale delle rinnovabili”. In merito, non manca un cenno ad un tema che ha mosso, e molto, le acque della polemica. “Gli incentivi sono necessari e quantificabili nella misura e nel limite che consenta all’Italia e alla Comunità di essere competitive sul mercato internazionale”.
Tornando alle vicende di casa, la magnificenza dell’ambientazione, lo splendore dei decori della sala mitiga in parte il riferimento critico - composto nella forma ma assai fermo nella sostanza - con cui Re Rebaudengo scocca le sue frecce contro la Robin Hood Tax, senza far mancare un pizzico di ironia: “Perché proprio noi? E gli altri lussuosi settori? Poi, non capisco questa tassa che penalizza aziende partecipate dal Tesoro, con riflessi negativi non solo in Borsa. A cascata, si crea anche un allarme che rende poco appetibile investire nel nostro Paese. Si perdono posti di lavoro e possibilità di sviluppare la ricerca. Tutto ciò non mi pare un modo intelligente di fare”.
Apprezzabile l’aplomb di Re Rebaudengo, se allude alla governance del sistema Paese.

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