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IL GIORNALIERO - La ripresa c’e! Ma solo delle emissioni di anidride carbonica... Stampa E-mail

26 settembre 2011 - Quasi nessuno, a livello planetario, sembra poter parlare apertamente di una ripresa in atto. Quasi, appunto, poiché c’è un indicatore che sembra mettere la propria autorevole firma sulla fine del periodo di recessione vissuto negli anni più recenti. Ironia della sorte, si tratta di un composto che sempre più sembra imbarazzare i governi di mezzo Pianeta: l’anidride carbonica.
“Dopo il calo dell’1 per cento delle emissioni globali registrato nel 2009 - assicurano i ricercatori del JRC - la produzione mondiale di CO2 ha ripreso a crescere con un tasso superiore al 5 per cento nel corso del 2010. Non era mai successo negli ultimi 20 anni, e per trovare un simile valore occorre risalire fino al 1976 quando l’economia mondiale aveva ricominciato a marciare dopo la prima crisi petrolifera e il conseguente crollo dei mercati di Borsa”. Insomma, ci tocca davvero considerare come buon auspicio l’aumento del riscaldamento globale?
Le rilevazioni del JRC - pubblicate lo scorso 21 settembre nel report Long-term trend in global CO2 emissions – dicono però un’altra cosa significativa.
Poco contano gli sforzi delle economie più sviluppate del Pianeta (UE27 in testa) se poi gli emergenti non ci mettono del loro. Lo scorso anno, infatti, la Cina ha incrementato le proprie emissioni del 10 per cento l’India del 9 per cento. La cosa è ancora più evidente se si allarga lo sguardo a un periodo più ampio. Dal 1990 al 2010 la produzione di anidride carbonica su scala planetaria è cresciuta del 45 per cento, raggiungendo la cifra record di 33 miliardi di tonnellate. “Gli sforzi fatti per aumentare l’efficienza energetica, diffondere l’energia nucleare (sic!) e le energie rinnovabili nei Paesi più sviluppati, non sono quindi bastati per compensare la forte crescita delle nazioni emergenti”, è il commento laconico degli esperti del JRC.

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