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IL GIORNALIERO - Auto elettrica: EnergyLab accende l’interesse, ma la strada è in salita Stampa E-mail

21 settembre 2011 - Alla presentazione del volume Sviluppare la mobilità elettrica: tecnologia, ambiente, infrastrutture, mercato e regole, a cura del Laboratorio mobilità sostenibile della Fondazione EnergyLab - che si è svolto ieri - forse nessuno si aspettava grandi annunci.
E, infatti, non ci sono stati.
Il discorso sulla mobilità elettrica (in concreto ridotto alla sola auto elettrica) è in effetti lo stesso da parecchio tempo. Ciò che unicamente cambia - come ha fatto notare l’onorevole Agostino Ghiglia, Capogruppo PdL in Commissione Ambiente alla Camera - è la data entro la quale gli auspici potrebbero farsi realtà. Un anno e mezzo fa si parlava di 2020, oggi pare già audace ragionare al 2030.
Il saluto di apertura è toccato a Guido Tabellini, Rettore dell’Università Bocconi presso la cui sede si è svolto l’incontro, secondo il quale i temi ambientali in generale, e quello della mobilità elettrica in particolare, “rappresentano opportunità di sviluppo economico, sociale e imprenditoriale; per cogliere queste opportunità, però, occorre unire prospettive e competenze diverse, proprio come si è fatto nella realizzazione del Rapporto Mobilità”. Pregevole lavoro che è, appunto, frutto della collaborazione di esperti provenienti da settori differenti. Da campi accademici diversi arrivano anche i curatori del volume - Lanfranco Senn, Maurizio Riva e Roberto Zoboli - che hanno cercato di raccontare, nei pochi minuti a disposizione di ciascuno, alcuni particolari dello studio svolto.
“I problemi si risolvono se esistono”. Così ha esordito Lanfranco Senn, docente di Economia regionale in Bocconi, chiarendo che la mobilità - in ambienti ormai fortemente urbanizzati - si è fatta vero problema. Ambientale certo, ma anche economico e sociale. Il problema dunque esiste, va affrontato in ottica plurisettoriale e intrasettoriale e attraverso una competizione non distruttiva (cum petere, chiedere assieme; ci sarà tempo poi per sgomitare).
Il veicolo elettrico è infatti solo uno dei molteplici ambiti (accanto, ad esempio, allo studio di nuovi carburanti, alle tecnologie per la riduzione delle emissioni, ai servizi innovativi di infomobilità, al miglioramento delle infrastrutture per rendere più fluido il traffico) nei quali si può operare per risolvere il problema mobilità; ambito scelto dal Laboratorio di EnergyLab per fare il punto sulla situazione italiana e per riassumere criticità e questioni aperte.
E proprio scorrendo l’elenco delle questioni aperte si ha la sensazione forte di già visto e già ascoltato. La normativa (italiana ed europea, carente e difforme), la compatibilità con gli obiettivi comunitari, le proposte di legge e le scelte urbanistiche, l’interfacciamento con il sistema elettrico (le leggendarie smart grid...), l’accettazione sociale della mobilità elettrica e dei suoi indotti (manco a dirsi, Nimby anche qui!), gli impatti economici e territoriali (in un periodo di crisi nera, il tasto più dolente)...
Mentre Maurizio Riva - ricercatore di RSE - si è concentrato sugli aspetti tecnici che ancora limitano la diffusione dell’auto elettrica, Roberto Zoboli - docente di Politica Economica all’Università Cattolica - ha affrontato il tema della domanda. Una domanda che risulta difficile da prevedere, che ha scarsa conoscenza della questione, è fortemente attendista e presenta grandi differenze nazionali e regionali.
In aggiunta, si è di fronte ad una domanda di prodotti cosiddetti verdi che è "falsa", poiché è solo una domanda dichiarata, ossia una dichiarazione di disponibilità che non si traduce in comportamento o azione. E anche questa disponibilità è sottoposta a una ulteriore serie di vincoli.

Prosegue sul Giornaliero di domani...

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