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Kyoto, il CDM cresce, ma quanti nodi ancora da sciogliere Stampa E-mail
di Renato De Filippo, Fondazione Eni Enrico Mattei

A primavera inoltrata, tra gli osservatori e gli addetti ai lavori del Clean Development Mechanism (CDM) si era diffuso il comprensibile timore che la forte sovra allocazione emersa nello schema di Emission Trading Europeo potesse incidere sul mercato dei CERs (i crediti di carbonio derivanti dai progetti CDM), sia in termini di investimenti in nuovi progetti sia di prezzi relativi ai crediti scambiati. In effetti le notizie di metà maggio relative all’abbondanza di permessi nel mercato ETS avevano sorpreso un po’ tutti, lasciando presumere una diminuzione della domanda di crediti da CDM e JI. Tuttavia, il mercato dei CERs ha attutito immediatamente il colpo.
L’interesse delle aziende europee per i CERs è infatti relativo principalmente al secondo periodo dell’ETS (2008 - 2012). E alla luce della sovra allocazione del primo periodo, la seconda fase dell’ETS dovrebbe registrare una riduzione significativa dei cap delle aziende europee, dato che la Commissione europea non intende incorrere in un’altra figuraccia (riguardo alle allocazioni) che seppellirebbe definitivamente lo Schema di Emission Trading. Superato dunque questo breve momento di impasse il sistema CDM si è rimesso in moto.

I PROGETTI PRESENTATI E I CREDITI GENERABILI
Riguardo ai progetti nella pipeline, il 9 giugno scorso il Segretariato dell’UNFCCC (Convenzione Quadro ONU sui Cambiamenti Climatici) emissione relative a tutti i progetti presentati, e attualmente nelle varie fasi dell’iter di approvazione,hanno superato il miliardo di tonnellate di CO2 eq. Tale somma tiene conto di tutte le riduzioni di emissione generabili fino al 2012, limite temporale del regime stabilito dal protocollo di Kyoto. Complessivamente il numero di progetti presentati ha raggiunto la soglia delle 800 unità. Il valore dei CERs che realmente saranno generati è tuttavia indicativo, in quanto solo una fetta di tali progetti supererà l’iter di approvazione e sarà registrato come progetto CDM da parte dell’Executive Board, l’organismo internazionale che governa il CDM. E solo i CERs relativi a tali progetti potranno essere immessi sul mercato. Il 15 giugno i progetti registrati risultavano essere 214. Essi genereranno quasi 450 milioni di crediti, a cui vanno aggiunti altri 50 milioni di CERs derivanti dai progetti che hanno ultimato la validazione e richiesto la registrazione (56 progetti in totale). Anche il trend relativo alla registrazione mensile di progetti è confortante. Infatti, a partire dal primo progetto CDM approvato (Nova Gerar, novembre 2004), il numero complessivo di progetti registrati mensilmente è andato progressivamente crescendo fino a raggiungere un picco lo scorso marzo, con 45 attività approvate. Dei progetti che ad oggi sono stati registrati, circa il 60 per cento sono large scale, ossia progetti capaci di generare grandi quantità di riduzioni di emissioni.

LE METODOLOGIE APPROVATE
Ogni progetto CDM deve dimostrare la propria ratio, nonché basare i calcoli delle riduzioni e le tecniche di monitoraggio su una metodologia preventivamente approvata dall’Executive Board. La metodologia può essere presentata ex novo insieme al progetto o in alternativa ci si può basare su una metodologia già approvata, scelta che può incidere moltissimo su tempi e costi di un progetto CDM. In effetti, nella fase di start up la messa a punto di metodologie aveva rappresentato il principale collo di bottiglia del CDM. Attualmente il Trattamento dei rifiuti e le Industrie energetiche sono gli ambiti settoriali che registrano il maggior numero di metodologie approvate (34 su 68 totali).
Da notare che, oltre ad Afforestazione e Riforestazione, altri quattro settori (Industrie minerali, Distribuzione energia, metalli, Trasporti) hanno una metodologia approvata non siano stati registrati progetti ad essi relativi. Focalizzando metodologie large scale, ne sono state presentate 168 approvate. Complessivamente le metodologie consolidate vece pari a 10 e le small scale 23.

I PROGETTI REGISTRATI
Il settore che annovera il maggior numero di progetti registrati è quello delle Industrie energetiche, trainato da un numero progetti nel settore delle fonti rinnovabili (in particolare idroelettrico ed eolico), e dalle attività di fuel switching mento dell’efficienza. Altro settore di notevole sviluppo essere quello della gestione dei rifiuti (recupero e utilizzo del biogas).
Per quanto concerne la distribuzione geografica dei progetti registrati, India e Brasile sono i Paesi che ospitano la maggior parte dei progetti approvati (rispettivamente 65 e 44). La Cina è un po' indietro, con solo 10 progetti. Se si esamina però il numero di crediti annui generabili si nota che proprio la Repubblica Popolare Cinese è di gran lunga al primo posto. La discrasia che si riscontra tra la distribuzione geografica dei progetti registrati e quella dei CERs annuali da essi generabili, è spiegabile mediante l’enorme capacità di generare crediti dei progetti relativi all’abbattimento di HFC e NO2.
Questo è il caso di Cina e Corea del Sud. I Paesi latino-americani, pur vantando un notevole numero di progetti registrati, hanno invece una capacità relativamente minore di generare crediti, in quanto i propri progetti sono in massima parte relativi allo sviluppo di rinnovabili o al trattamento dei rifiuti, attività che generano un numero minore di CERs.

MA RESTANO APERTE ALCUNE QUESTIONI...
In definitiva, dalla panoramica mostrata, il CDM nel suo complesso sembra godere di buona salute. I progetti presentati e registrati aumentano e con essi i crediti generabili. Tuttavia alcune questioni importanti rimangono ancora aperte. Innanzitutto i Paesi che stanno maggiormente sfruttando i benefici sono sempre i soliti: India, Cina, Brasile, Corea. I Paesi più poveri raccoglieranno solo le briciole, a meno che l’Executive Board non decida di agevolare coloro che investono in quelle aree, i quali allo stato attuale devono affrontare maggiori costi e rischi.
Inoltre persiste un forte divario tra domanda e offerta di CERs. Sul lato dell’offerta occorre capire quali saranno gli output delle discussioni in corso circa la semplificazione della dimostrazione di addizionalità (vale a dire semplificazione dell’iter di registrazione dei progetti). Sempre dal lato dell’offerta, tra gli altri punti d’interesse vorremmo segnalare il processo di valutazione circa l’ammissibilità dei progetti che utilizzano la Carbon Capture and Storage. A tal riguardo, a fine maggio si è tenuto a Bonn un importante convegno.
La domanda invece dipenderà da quali limiti saranno imposti dai Paesi Ue all’utilizzo di CERs da parte delle aziende sottoposte all’ETS (in che forma sarà recepita la Linking Directive), o dal ripensamento di alcuni Paesi Annex I circa la ripartizione delle risorse finanziarie (incentivazione delle misure domestiche o acquisto di crediti da progetti CDM e JI) per raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
 
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