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IL GIORNALIERO - L’energia tinge di rosso sempre più intenso la nostra bilancia commerciale Stampa E-mail

19 settembre 2011 - Petrolio (e gas) pesanti più del piombo. Ciò che è impossibile sulla bilancia della fisica diventa realtà sulla bilancia dell’economia. Almeno quella tricolore. Gli acquisti energetici si confermano, infatti, una voce da profondo rosso, che porta pesantemente in negativo il rapporto tra esportazioni e importazioni. E questo a prescindere dal fatto che i consumi siano in stallo o in ripresa, che in Borsa si parli di tori o di orsi, che domini l’ottimismo o il timore di una nuova recessione.
A fine luglio - secondo i conteggi dell’Istat - il valore delle nostre importazioni alla voce energia segnava una crescita tendenziale del 19,9 per cento e un progresso cumulato nei primi sette mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010, del 25,2 per cento. Cifre davvero difficili da conciliare con un prodotto interno lordo che fa un fatica matta ad avvicinarsi a un modesta crescita dell’1 per cento.
Ma il dato forse più di impatto è un altro. Il disavanzo della nostra bilancia commerciale aveva raggiunto, a fine luglio, i 17 miliardi di euro proprio per colpa dei prodotti energetici che, da soli, segnavano un baratro da 37,6 miliardi di euro. Questo significa che il totale al netto dell’energia vedrebbe le esportazioni di Made in Italy prevalere sulle importazioni di quasi 21 miliardi di euro.
Non è comunque solo una questione di materie prime (se non le hai in casa, c’è poco da fare...) ma più in generale di sistema industriale. “L’aumento dell’import – aggiungono i ricercatori dell’Istat - è determinato soprattutto dall’acquisto di petrolio e gas dalla Russia, di prodotti petroliferi raffinati da Stati Uniti e Russia e di metalli dalla Turchia. (...) In particolare le variazioni tendenziali più elevate nell’import riguardano i prodotti petroliferi raffinati e il coke (più 55,4 per cento) e il petrolio greggio (più 22,8 per cento)”.
Quel duplice riferimento ai prodotti raffinati meriterebbe forse una riflessione un po’ più approfondita, riportando l’attenzione (anche) sui problemi che oggi sta vivendo il nostro settore downstream.

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