16 settembre 2011 - Energia (fossile) protagonista assoluta sulle rotte mondiali. Come ha evidenziato il Giornaliero di ieri, il 70 per cento della capacità di trasporto via mare, garantita dalle navi da carico di grandi e medie dimensioni (almeno 100 tonnellate di portata utile lorda) è dedicato alla movimentazione di petrolio (e suoi derivati), gas naturale, carbone. E non si tratta di una situazione storica, ormai in corso di attenuazione.
Anche nel recente passato la cantieristica mondiale è stata particolarmente occupata nella realizzazione di nuove navi per il trasporto dei combustibili fossili.
Tra il 2009 e il 2010 la world commercial fleet ha registrato un incremento pari a 84 milioni di DWT (più 7 per cento su base annua), effetto combinato dei nuovi vari (117 milioni di DWT) e della dismissione di vecchi natanti (circa 33 milioni di DWT). La crescita più sostanziosa in termini assoluti (quasi 40 milioni di DWT) spetta ai bulk carrier,mentre in termini relativi sono le navi per il trasporto del GNL ad aver messo a segno la crescita più significativa (più 12 per cento). Cresce al di sopra della media del mercato anche il varo delle petroliere che guadagnano oltre 32 milioni di DWT (più 8 per cento). Unica tipologia a remare contro, quella dei tanker chimici, che ha visto una riduzione del tonnellaggio complessivo.
Se si considera un arco temporale più ampio, ovvero l’ultimo decennio, la flotta di petroliere e bulk carrier segna un significativo più 50 per cento. È vero che in termini relativi il record spetta alle container ship (più 154 per cento il tonnellaggio), ma in termini assoluti è proprio il naviglio per il trasporto dell’oil&gas (e dal carbone) ad aver ottenuto i risultati più consistenti. Mentre in forte contrazione è risultata la flotta dei generici. Evidentemente, anche in questo segmento di mercato la specializzazione paga.