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IL GIORNALIERO - Italia e rinnovabili: incentivi al top in coda la ricerca Stampa E-mail

7 settembre 2011 - L’Italia è al top degli incentivi alle rinnovabili, ma ultima nella graduatoria degli investimenti pubblici destinati alla ricerca. Lo sostiene l’Istituto per la Competitività (I-COM) nel Rapporto 2011 per l’innovazione energetica, che sarà presentato al Festival dell’Energia di Firenze (dal 23 al 25 settembre).
La discrepanza tra il generoso sistema di incentivazione (in Europa lo è molto meno) e il sostegno statale alla ricerca e sviluppo (R&D) delle rinnovabili trova conferma nei dati. Infatti, la quota R&D delle rinnovabili della Spagna tocca il 42,1 per cento della R&D totale in campo energetico e nel Regno Unito il 38,5 per cento, mentre l’Italia si posiziona nelle retrovie. Su 100 euro investiti nella ricerca e sviluppo energetico, solo 10,3 riguardano impianti da fonti rinnovabili.
Assai significativo, poi, il dato percentuale complessivo (oltre i due terzi) che totalizzano nel nostro Paese l’efficienza energetica (22,8), il nucleare (20,4 per cento) il cui ritorno è perlomeno sfumato a causa del referendum e combustibili fossili (15,7 per cento).
Il rapporto I-COM presenta, inoltre, un’ampia sezione dedicata allo scenario mondiale degli investimenti pubblici R&D sull’energia, portando in evidenza che il 60 per cento delle domande di brevetto in materia è detenuto da tre soli Paesi: Giappone, Germania, Stati Uniti. Questi ultimi, allo stesso tempo, sono ancora focalizzati sugli investimenti in combustibili fossili (36,8 per cento), così come la Cina (58,5 per cento); mentre l’Europa nel suo complesso si caratterizza per una doppia attenzione alle nuove tecnologie per il nucleare (31,7 per cento) e per le energie rinnovabili (19,8 per cento).

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