6 settembre 2011 - A parole l’energia sembra essere uno dei chiodi fissi del consumatore italiano. Ma nella sostanza non è certo il kWh a rovinare i nostri sonni. Lo ha confermato l’ultima indagine di Eurobarometro (di cui ha parlato ieri il Giornaliero): nella classifica delle emergenze politiche, gli italiani piazzano i temi dell’energy supply a del climate change in coda. Al momento non vengono considerati - se non da qualche isolata mosca bianca - una priorità di intervento. Tutto bene così...
Anche nelle propria vita quotidiana sono altri gli elementi su cui si concentrano le preoccupazioni. È quantomeno curioso, ad esempio, verificare che 13 europei su 100 considerano i costi dell’energia una delle due principali criticità nella loro vita quotidiana, mentre in Italia la quota precipita al 5 per cento. Ma non avevamo le bollette più care d’Europa? Non era (anche) per colpa di elettricità e gas che faticavamo ad arrivare a fine mese? Ai cambiamenti climatici restano solo le briciole (due italiani su cento sono veramente allarmati dall’effetto serra, nella loro vita di tutti i giorni), ma almeno in questo caso siamo allineati al resto dell’Europa.
Curiosamente, però, sul futuro (energetico) del Vecchio Continente mostriamo una fede e un’ambizione pressoché incrollabili. Se in Europa 57 cittadini su 100 pensano che l’obiettivo del 20 per cento per le rinnovabili sia una giusta scelta e il 18 per cento parla di un traguardo troppo ambizioso, da noi i favorevoli balzano al 70 per cento e gli scettici scendono al 12 per cento.
Stesso discorso per il 20 relativo all’efficienza energetica (convince il 60 per cento degli europei e ammalia il 70 per cento degli italiani) o alla riduzione dei gas serra (un traguardo troppo ambizioso per il 21 per cento degli europei ma solo per il 13 per cento degli italiani). Sembra di tornare al vecchio adagio: armiamoci e partite!