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IL GIORNALIERO - Alla canna del gas ma dimentichiamo i nostri giacimenti Stampa E-mail

1 settembre 2011 - Primo semestre 2011: meno 4 per cento e meno 5,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In un periodo che registra alti e bassi (non solo in Borsa) i due segni negativi sopracitati lo sono da tempo, totalizzando una inesorabile decrescita. Si tratta, rispettivamente, del calo della produzione di petrolio (2,4 milioni di tonnellate) e gas (3,8 miliardi di metri cubi). Non nel mondo… ma in Italia. Lo confermano questi dati recentemente forniti dall’Ufficio minerario (UNMIG) del ministero dello Sviluppo economico; dati che confermano quanto strano sia il nostro Paese.
Congelato (per sempre?) il nucleare e aspettando che le rinnovabili facciano il loro corso espansivo, gran parte della generazione marcia e marcerà a idrocarburi. Li paghiamo salatamente e pesano sulla nostra bolletta energetica che, poi, è la mamma di tutte le bollette (domestiche e industriali). Eppure, l’Italia senza essere il Texas o il Qatar dispone di discrete riserve che Assomineraria (l’Associazione che riunisce le aziende estrattrici) quantifica in 120 miliardi di metri cubi di gas e ottocento milioni di barili. Dati non inscritti nell’album dei desideri ma verificati e censiti. Giacimenti pronti per essere sfruttati, con una cinquantina di progetti subito cantierabili per un ammontare di 5 miliardi euro. Ovviamente, questo tesoretto se ne sta lì a portata di mano ma dimenticato e, parrebbe, pure sgradito. Nel 1994 la produzione nazionale di metano era più che doppia rispetto ad oggi. Oggi, quanto si estrae potrebbe farci comodo calcolando che nel 2009 il quantitativo consentì un risparmio di 3,3 miliardi nella nostra bolletta energetica e un miliardo di introiti vari per lo Stato.
Resta il fatto che i (molti) progetti sono ancora ai blocchi di partenza senza correre il rischio di schizzare verso il traguardo come Bolt nei mondiali coreani di atletica. Tra indifferenza e lentezze burocratiche, si stima che il raddoppio della attuale modesta attività estrattiva porterebbe un beneficio economico annuo di 4 miliardi per un arco di tempo notevole e 100mila posti di lavoro. Prospettiva, questa, che può piacere o meno, ma in questi ultimi tempi si fanno altri calcoli raschiando il fondo del barile. Arrivati alla canna del gas, non ci accorge di averlo sotto gli occhi. Arrivederci a domani, anche se il 6 gennaio è lontano, si parla di carbone.

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