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IL GIORNALIERO - Ricerca sulle nuove energie: l’Europa conferma la sua leadership (2) Stampa E-mail

22 agosto 2011 - Il rapporto 2010 EU Industrial R&D Investment Scoreboard, pubblicato dalla Commissione Europea offre un quadro di valutazione completo e aggiornato sulla capacità delle imprese comunitarie (e dei principali concorrenti stranieri) di investire in ricerca e sviluppo; un paziente lavoro di screening che coinvolge le principali 1.400 aziende planetarie (400 delle quali europee in senso stretto). Tra i molti spunti che offre (vedi il Giornaliero di venerdì scorso) uno riguarda proprio il comparto delle energie alternative in senso stretto che sembrano trovare proprio in Europa la loro terra promessa.
Dal rapporto risulta, infatti, che 15 società operanti in questo campo rientrano nell’elenco delle 1.400 imprese mondiali più dinamiche in termini di investimenti in R&S. Il numero risulta in forte crescita rispetto alla precedente rilevazione che ne aveva conteggiate solo 6. Nel complesso le 15 green company censite hanno investito nel 2009 mezzo miliardo di euro (più 29 per cento rispetto all’anno prima). Ma il numero più importante è un altro: di queste ben 13 hanno sede all’interno della Ue. Segnaliamo che Vestas è la prima tra le alternative energy company e figura all’83° posto per volumi di investimento annuo in R&S (posizione migliore di quella detenuta dal cane a sei zampe).
Chiaramente l’attività di ricerca nel settore delle nuove energie e dell’efficienza energetica è molto più ampia e diffusa. Le 15 imprese censite svolgono infatti un’attività imprenditoriale esclusivamente nel comparto green energy. Molti altri soggetti sono, però, coinvolti nello sviluppo di queste tecnologie.
“In particolare company attive nel settore dell’oil&gas - fanno notare gli autori dello studio - che sempre di più stanno investendo in energie alternative”.
Stesso discorso per le aziende dell’automotive (vale la pena ricordare che al primo posto della classifica mondiale figura Toyota, con 6,7 miliardi di euro all’anno investiti in ricerca) o del comparto biotecnologie (segnalato in forte crescita, soprattutto negli States).

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