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IL GIORNALIERO - Ricerca sulle nuove energie: l’Europa conferma la sua leadership (1) Stampa E-mail

19 agosto 2011 - Fortuna che ci sono le energie alternative... Diciamolo chiaramente: in termini di ricerca e sviluppo le grandi aziende europea non possono certo vantare una posizione di assoluta eccellenza planetaria. “Per le attività di R&S in settori hi-tech chiave - si legge nel 2010 EU Industrial R&D Investment Scoreboard pubblicato in queste settimane dalla Commissione europee - le società europee registrano scarsi risultati. Ad esempio le imprese statunitensi che figurano nel quadro di valutazione hanno investito cinque volte di più delle loro concorrenti Ue in attività di R&S sui semiconduttori, quattro volte di più in software e otto volte di più nelle biotecnologie”.
Il distacco tra euro e dollaro resta dunque marcato. Lo conferma un altro dato: tra le prime 50 società mondiali che investono in ricerca, 19 sono americane, 16 europee e 12 giapponesi. Nell’elenco delle prime dieci sono solo tre quelle appartenenti alla Ue (Volkswagen, Nokia e Sanofi-Aventis).
Un altro indicatore segnala un certo affanno dell’Europa. Tra le prime 100 aziende planetarie per spese in ricerca, nonostante la crisi 19 hanno saputo aumentare gli investimenti di almeno il 10 per cento. Tra queste, tuttavia, si rileva la presenza di sole due realtà europee rispetto a 8 americane e 6 giapponesi.
C’è, però, un settore nel quale proprio non sembra esserci partita e che sta segnalando l’Europa come realtà (praticamente) senza rivali: quello delle energie alternative in senso stretto. In questo caso, oltre l’85 per cento delle imprese top che stanno portando avanti progetti di ricerca e sviluppo ha sede all’interno della Ue. Un valore sconosciuto a qualsiasi altro comparto di attività!

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