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IL GIORNALIERO - Per l’eolico Usa rallenta la crescita ma non le ambizioni (3) Stampa E-mail

8 agosto 2011 - Terza e ultima puntata - dopo i Giornalieri dei giorni scorsi - nel settore eolico a stelle e strisce. Quella che più di ogni altra dovrebbe servire da lezione anche per il Sistema Italia (e non solo nel caso delle tecnologie eoliche). Entra infatti in gioco, in questo caso, il Made in USA e la capacità di costituire una filiera.
Gli Stati Uniti rimangono importatori netti di equipaggiamenti e tecnologie per il settore eolico, ma in questi ultimi anni sono stati in grado di aumentare l’apporto di componenti di produzione domestica. In particolare, la quota parte dell’import, sul totale degli investimenti è passata dal 65 per cento di cinque anni fa all’attuale 40 per cento. Ancora minima - ma in forte crescita - l’incidenza delle esportazioni che dai 15 milioni di dollari nel 2007 sono passate ai 142 dello scorso anno.
Attualmente, nove degli 11 costruttori presenti sul mercato americano con quote non marginali, hanno almeno uno o più stabilimenti di produzione all’interno degli Usa, quando ancora nel 2004 c’era un solo produttore - General Electric - che presidiava gli States.
Inoltre, nel corso del 2010 sono stati annunciati “vari progetti” per la realizzazione di nuovi siti produttivi o per il potenziamento di quelli già esistenti. Il mercato, quindi, è più che mai attivo in una logica di filiera e di reale promozione delle potenzialità industriali interne.
Per certi versi - considerando lo stato generale dell’economia, non del tutto libero dalle ruggini della crisi - il settore ha anche corso più del dovuto. Se ancora nel 2009 si stimava una sotto-capacità produttiva interna nell’ordine dei 4 GW, oggi si parla di una sovracapacità attorno ai 2,5 GW.

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