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IL GIORNALIERO - L’Antitrust non può multare la Natura? Che Putin ce la mandi buona! (2) Stampa E-mail

2 agosto 2011 - A parlar male dell’Opec non si sbaglia mai... Come a raccontar le barzellette sui Carabinieri e sulle suocere. Magri si eccede un po’ nei luoghi comuni (soprattutto nel caso dell’Opec...) almeno fino a quando non si chiamano in gioco i numeri e la geografia. Allora le cose cambiano.
Come ha infatti anticipato il Giornaliero di ieri, la Russia sembra oggi in grado di far tremare i polsi del mondo dell’energia (non rinnovabile) più di qualsiasi altro Stato del Pianeta (anche se coalizzato in un cartello di più soggetti).
Mosca è oggi al primo posto mondiale per estrazione e riserve di gas naturale. È prima per produzione e seconda per esportazioni di petrolio (un po’ messa peggio, ma pur sempre nella top ten in termini di riserve accertate); sesta per produzione e seconda per riserve quanto a carbone.
Nel “forziere” di Putin si trova il 19 per cento del carbone scoperto ad oggi sul Pianeta Terra, il doppio del gas naturale presente in Iran (secondo giacimento mondiale per importanza), cinque volte il petrolio ancora accertato presente nell’intera Europa. Giusto per dare qualche cifra qui e là. E questa triplice “potenza di fuoco” energetica dovrebbe forse preoccupare soprattutto chi ha fatto della Russia il suo principale fornitore.
Spostando l’attenzione dalla cartina geografica alle fonti, una riflessione la merita proprio il carbone. Si dice che questa fonte sia molto più distribuita rispetto a petrolio e gas e, dunque, più sicura. Ma è vero fino a un certo punto. Ad oggi i primi tre Paesi produttori estraggono il 68 per cento del totale mondiale. E i primi 10 superano la soglia del 90 per cento. Nel caso del petrolio, alla fine del 2009 i primi tre produttori su scala mondiale (Russia, Arabia Saudita e Stati Uniti) rimanevano al di sotto del 34 per cento, in termini di barili/giorno estratti. I primi 10 superano di poco il 61 per cento. Inoltre, i Paesi non-Opec avevano un peso sensibilmente superiore rispetto a quello Opec (rispettivamente 41 e 59 per cento).
Cosa rende, allora, più sicuro il carbone? Certamente la tipologia di Stati coinvolti. Ad esempio, in termini di produzione ai primi due posti ci sono le due economie più forti del Pianeta, che possono avvantaggiarsi proprio dal fatto di avere accesso a una riserva domestica. Poi, il carbone è presenta in aree del Pianeta meno dotate in termini di oil&gas (è il caso di Sud Africa e Australia, dell’India, della stessa Cina o dell’Indonesia) o più vicine ai grandi centri di consumo europeo (Polonia, Ucraina, Russia, Kazakhstan). Ragionando per esclusione si potrebbe anche dire che mancano, nella lista dei Paesi top, quei protagonisti del settore oil&gas - stile Arabia Saudita, Iran, Iraq, Libia, Nigeria, Venezuela - che tanto hanno tenuto sulle corde il mondo dell’energia, specie negli ultimi anni.

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