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IL GIORNALIERO - Dove è finita la passione degli americani per le rinnovabili? (1) Stampa E-mail

18 luglio 2011 - Forse il presunto amore degli americani per le fonti rinnovabili è in realtà solo un’infatuazione. Qualcosa in più di una semplice cotta, ma certo non la passione di una vita, quella che resta immutata in ricchezza e in povertà, nella salute e nella malattia. Ora che anche gli States hanno dovuto fare i conti con le difficoltà economiche sembra infatti che l’appoggio nei confronti delle renewables sia molto meno incondizionato (e concreto) degli anni delle vacche grasse precedenti la crisi planetaria. Parola di Natural Marketing Institute, che su questo tema ha recentemente sondato l’umore dei cittadini a stelle e strisce.
Fermarsi alla lettura delle prime righe, come spesso succede, potrebbe portare fuori strada. Risulta, infatti, che 8 americani su 10 sono coinvolti (they care) in maniera più o meno decisa dalla questione rinnovabili.
Il fatto è che, ancora nel 2002, la percentuale di chi era totalmente o parzialmente d’accordo sulla necessità di promuovere le fonti rinnovabili era decisamente superiore, e pari a 89 punti. L’anno successivo il record storico, con il 90 per cento di consensi; da allora un lento ma costante declino fino al picco negativo - non a caso nel periodo di maggiore incertezza per l’economia mondiale - del 2009 con il 79 per cento di risposte.
Interessante anche selezionare, all’interno di questo campione, quello di chi si definiva “totalmente a favore delle rinnovabili”. Si è passati dal 56 per cento del 2002 al 43 per cento attuale.
Il declino - fanno ben notare gli esperti dell’NMI - è stato duplice: sia in termini di valori assoluti che di intensità. Cala il numero dei sostenitori, e anche tra questi le posizioni sono più tiepide rispetto al recente passato. E siamo, per ora, solo nell'ambito del generico appoggio esterno. Quando si passa all’analisi diretta delle intenzioni di acquisto del singolo consumatore, il quadro si complica ulteriormente.

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