12 luglio 2011 - Questa volta occorre trovare un altro capro espiatorio... Anche a voler forzare la mano, si fa un po’ fatica a sparare a pallettoni contro utility e petrolieri. Se gli italiani fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese, non è colpa della bolletta e del pieno al distributore. O per lo meno, in quei casi si tratta solo colpe veniali...
Certo, le leggende metropolitane sono dure a morire, ma giusto per restare in tema di luoghi comuni, è pur vero che la matematica non è un’opinione. E che anche la statistica dovrebbe avere un suo adeguato livello di obiettività. Ebbene, sfogliano l’ultima pubblicazione Istat in materia (I consumi delle famiglie - Anno 2010) ecco le ragioni per l’assoluzione di barili e kWh.
La spesa media mensile di una famiglia italiana alla voce combustibili ed energia elettrica risultava pari a 135 euro mese nel 2009, ovvero al 5,5 per cento dell’esborso totale. Nel 2010 gli esperti dell’Istat segnalano un costo medio di 131 euro, pari al 5,3 per cento. Spiccioli, si dirà. È vero, ma pur sempre di un calo e non di un aumento si è trattato.
Quali dunque le voci che sono lievitate? Gli alimenti e le bevande in generale (con 6 euro in media per famiglia di aggravio), l’abitazione (con ben 15 euro in più), i trasporti (con 3 euro in più), il conto per il tempo libero e le vacanze (passato da 102 a 107 euro), la parcella del medico curante, l’istruzione. Stabili i tabacchi, l’abbigliamento e le calzature. Impercettibile calo (solo un euro ciascuna) per le voci comunicazioni, arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa. A parte una generica voce altri beni e servizi, quindi, proprio combustibili ed energia elettrica sono l'unica voce di spesa ad aver avuto un certo non esaltante ma pur significativo arretramento. E questo è un dato di fatto. Non l’unico, però...

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