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Fotovoltaico: il mercato è artificiale o naturale? Stampa E-mail
di Ugo Farinelli

Nel sogno di un economista “classico” non ci dovrebbe essere bisogno di alcun incentivo per le fonti energetiche rinnovabili. Dovrebbe essere sufficiente attribuire ad ogni forma di energia tutti i suoi costi, diretti e indiretti, e togliere ogni forma di incentivazione e di sussidio, perché il mercato, automaticamente ed efficientemente, faccia prevalere le soluzioni migliori (cioè quelle più convenienti economicamente). Tutt’al più potrà essere necessario, secondo il nostro economista, “rimuovere le imperfezioni” del mercato, cioè quelle barriere di vario genere che impediscono a tutti gli attori di fare le scelte più razionali: per esempio la mancanza di informazioni e di conoscenze, o le differenti condizioni a cui i vari attori hanno accesso al mercato finanziario.
Questo approccio, in linea di principio perfettamente corretto, è difficile da mettere in pratica: prima di tutto perché il calcolo dei costi indiretti (le “esternalità”) delle varie forme di energia è molto complesso e opinabile. Calcolare e monetizzare gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico prodotto dagli scarichi delle industrie o delle automobili è già un problema arduo e che coinvolge scelte anche di carattere etico; valutare le conseguenze di un possibile riscaldamento globale dell’atmosfera dovuto alla emissione di gas-serra da combustibili fossili è ancora molto più difficile. E come tener conto della sicurezza degli approvvigionamenti, della creazione di posti di lavoro, dei possibili squilibri sociali, o dei riflessi degli squilibri dei mercati petroliferi sul mantenimento della pace? [...]


 
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