5 maggio 2011 - Il programma si chiama, semplicemente, zero flaring ed è facile - almeno a parole - da spiegare. Tradizionalmente nei campi di estrazione petrolifera, ricchi anche di gas naturale, questo viene bruciato per facilitare il trattamento dell’olio recuperato: di fatto era considerato una seccatura... Più di recente, e non solo per ragioni squisitamente ambientali, si è cercato di porre rimedio a questo spreco attraverso adeguate soluzioni tecnologiche.
Ultima in ordine di tempo, quella annunciata in questi giorni da ABB che si è appena aggiudicata un contratto da 151 milioni di dollari con la società Eni Congo. L’accordo riguarda la progettazione, la fornitura, la costruzione e l’avviamento di una nuova stazione di compressione e di un impianto di trattamento di gas naturale nella Repubblica del Congo (Brazzaville).
Grazie a questo intervento, il gas naturale prodotto durante il processo di trattamento olio non sarà più bruciato e disperso in atmosfera ma servirà per alimentare le due centrali elettriche di Djeno, strategiche per l’economia del Paese in quanto forniscono la maggior parte della corrente elettrica del Congo. L’eventuale gas in eccesso verrà re-iniettato nel giacimento.
Per il Made in Italy, un doppio motivo di orgoglio. Non solo, infatti, la committenza fa capo al cane a sei zampe, uno dei vanti tricolori nel panorama energetico mondiale; ma anche la tecnologia impiegata è nostrana.
“Il progetto sarà realizzato dal centro di eccellenza per gli impianti oil&gas di ABB in Italia, che è responsabile dell’intera progettazione, del project management, dell’ingegneria, degli approvvigionamenti, della supervisione, della costruzione, della messa in servizio e dell’avviamento della stazione di compressione e dell’impianto di trattamento gas”.
“Siamo particolarmente soddisfatti - ha affermato Giuseppe Di Marco, responsabile locale della divisione ABB Process Automation in Italia - di questo nuovo successo del centro di eccellenza EPC italiano”.