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IL GIORNALIERO - Nucleare: la Romania non cambia idea e, anzi, rilancia sull’atomo Stampa E-mail

26 aprile 2011 - Le radiazioni (mediatiche) che hanno investito anche l’Europa, dopo il disastroso terremoto di Fukushima, sembrano aver girato al largo dalla Romania. Mentre molte nazioni storiche del Vecchio Continente - in particolare, caso vuole, quelle prossime a una scadenza elettorale - si affrettavano a voltare le spalle all’atomo, la Romania ha ribaditola sua fiducia nel nucleare. E, anzi, ha sparigliato le carte annunciando di voler mettere in cantiere un nuovo ambizioso programma.
Il locale Ministero per l’Economia ha infatti annunciato di voler allacciare in rete 4.600 MW di nuova potenza nucleare entro il 2035 (diciamo che sulle scadenze è stato piuttosto di manica larga...), rispetto all’attuale dotazione di 1.400 MW. I primi due impianti dovrebbero entrare in esercizio già nel 2020, per poi completare il programma di crescita nel decennio successivo. Lasciandosi anche il margine di un lustro per eventuali inconvenienti o ritardi.
Interessante è la motivazione che ha accompagnato l’annuncio del programma: “La generazione nucleare è, ad oggi, la più efficiente tecnologia di generazione che si possa immaginare per il periodo 2020-2035”. A voler essere maligni, quello che altri colleghi occidentali sostenevano fino a ieri... Questo annuncio segue di qualche giorno una stima diramata dal governo di Bucarest, secondo la quale nei prossimi 24 anni la nazione dell’Est recentemente entrata a far parte della Ue dovrà dotarsi di 14.800 MW di nuova capacità produttiva, per un investimento globale stimabile in 40 miliardi di euro. Questo, non solo per rispondere al previsto aumento della domanda di kWh (più 3 per cento/anno in una proiezione di lungo periodo), ma anche per poter far fronte alla chiusura prevista di numerosi impianti di vecchia data che, nonostante gli anni e gli acciacchi, producono pur sempre una buona metà dell’attuale fabbisogno romeno.
Considerando questi numeri, è chiara la volontà del locale Ministero di affidare proprio al nucleare la maggioranza (relativa) del contributo in termini di nuova produzione (oltre il 31 per cento). È anche previsto l’ammodernamento e il potenziamento di alcune unità preesistenti alimentate a lignite. Sul fronte delle rinnovabili il programma più ambizioso dovrebbe riguardare la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico da 1.000 MW, ma non si chiude certo la porta a eolico e solare.

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