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IL GIORNALIERO - Tra un paio di generazioni... L’Europa sogna di viaggiare così (2) Stampa E-mail

1 aprile 2011 - La Commissione europea è salita a bordo della macchina del tempo. Spingendo lo sguardo in avanti fino alle soglie del 2050 ha infatti delineato i possibili percorsi e le strategie necessari per ridurre le emissioni del 60 per cento nel settore trasporti (vedi il Giornaliero di ieri) senza con questo penalizzare la fame di mobilità del Vecchio Continente. Il concetto di fondo è quello di spingere sull’efficienza più che sul risparmio. In altre parole: occorre fare meglio, non meno.
Al riguardo, il commento di Siim Kallas, vicepresidente della Commissione Europea, non può certo essere frainteso. “La convinzione ampiamente diffusa per cui sarebbe necessario ridurre la mobilità per combattere il cambiamento climatico è semplicemente sbagliata. Ridurre la mobilità non è un’opzione; né lo è mantenere lo status quo. Possiamo interrompere la dipendenza del sistema dei trasporti dal petrolio senza sacrificarne l'efficienza e compromettere la mobilità. Possiamo guadagnare su tutti i fronti”.
Che la mobilità (in senso lato) sia uno dei pilastri dell’Unione Europea (ma, più in generale, di qualsiasi economia moderna che ambisca a una crescita ulteriore) è cosa evidente. La stessa Commissione, nel proporre la sua strada per il 2050 ha ricordato come “il settore dei trasporti impiega direttamente circa dieci milioni di persone e rappresenta il 5 per cento circa del prodotto interno lordo”. Allo stesso tempo ha però mostrato il rovescio della medaglia.
“Attualmente la congestione stradale e aerea continua a rappresentare una forte preoccupazione e si prevede che l’attività del trasporto merci aumenti del 40 per cento circa dal 2005 al 2030 e di poco più dell’80 per cento entro il 2050. Il traffico passeggeri dovrebbe invece registrare un aumento leggermente inferiore a quello delle merci: del 34 per cento entro il 2030 e del 51 per cento entro il 2050”.

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