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IL GIORNALIERO - Dal pozzo al rubinetto, un percorso (perdente) per l’acqua italiana (1) Stampa E-mail

25 marzo 2011 - Lo scorso 22 marzo anche l’Italia ha celebrato la Giornata Mondiale dell’Acqua, con l’immancabile pioggia di comunicati stampa sul tema che ha inondato la redazione. È davvero confortante rilevare quanti esperti (molti dei quali del tutto insospettabili) abbiano preso a cuore il problema dell’oro blu.
Senza magari sapere che, anche nel giorno dedicato alla risorsa forse più preziosa del Pianeta, l’Italia ha prelevato 25 miliardi di litri di acqua a uso potabile. Numeri da capogiro (non è solo il vino a dare alla testa) sui quali vale la pena fare qualche riflessione.
Secondo le ultime statistiche Istat, attualmente ogni italiano consuma circa 152 mila litri/anno per un valore complessivo pari a 9,1 miliardi di metri cubi (nel 2009). Si tratta di un quantitativo esagerato? Un confronto grossolano con quanto succede nel resto d’Europa porterebbe ad una risposta affermativa.
Gli spagnoli, infatti, si accontentano di un consumo pro capite pari a 127 mila litri/anno. In Gran Bretagna si scende a 113 mila litri, in Germania a 62 mila litri. Insomma, esistono modelli alternativi al nostro senza dover pensare a standard di vita meno elevati di quelli tricolori.
E allora? Conviene scavare più a fondo nei nostri dati. Poco meno del 90 per cento dell’acqua prelevata a uso potabile viene effettivamente immessa nelle reti comunali di distribuzione. A livello aggregato si scende dunque a 8,1 miliardi di metri cubi, l’equivalente di 136 metri cubi l’anno per ciascun italiano (un valore, questo, che si è mantenuto sostanzialmente invariato negli ultimi dieci anni). Eppure i litri effettivamente erogati per singolo abitante sono soltanto 92.500. “Un valore - precisa ancora l’Istat - costituito dall’acqua consumata, misurata ai contatori dei singoli utenti, e dalla stima dell’acqua non misurata, ma consumata per diversi usi (luoghi pubblici, fontane, acque di lavaggio delle strade, innaffiamento di verde pubblico, eccetera)”. E questo valore ci riporta in linea con il resto dell’Europa.
Più nel dettaglio, il nostro consumo è inferiore rispetto a quello della Spagna (100 metri cubi a testa) e del Regno Unito (110 metri cubi) e superiore rispetto a quello dei Paesi Bassi (73 metri cubi) e della Germania (57 metri cubi). Come mai tanta differenza tra l’Italia e il resto d’Europa in termini di acqua prelevata, mentre si riscontra un maggiore equilibrio sull’erogato?

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