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Bonomo: ‘‘Il teleriscaldamento vivrà una seconda giovinezza” Stampa E-mail
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di Dario Cozzi


Negli ultimi tempi il teleriscaldamento sembra vivere una seconda giovinezza. Un periodo di nuova espansione, con prospettive di ulteriore sviluppo da qui al 2020. “Sicuramente c’è un rinato interesse nei confronti di questa soluzione”, conferma Antonio Bonomo, dal 2006 al 2010 presidente di Euroheat&Power (Associazione europea della cogenerazione e del teleriscaldamento, con 32 Paesi aderenti e sede a Bruxelles). Antonio Bonomo | past president Euroheat&Power
“Ai vantaggi tradizionali, quali la diversi- ficazione, il comfort, la riduzione dell’inquinamento, il risparmio (si può utilizzare calore comunque già prodotto e disponibile, che altrimenti andrebbe disperso), oggi si aggiunge un altro elemento: il contrasto al cambiamento climatico. Non a caso, a livello europeo si parla del teleriscaldamento come highway for low carbon heat (via di trasporto del calore a basse emissioni di anidride carbonica).

Secondo lei, quali margini di sviluppo potrebbero esserci nel breve e medio periodo in Europa?
**L’esempio della Danimarca - Paese di riferimento, con un know-how elevato e un’industria leader di settore - ci dice che gli spazi di crescita sono notevoli. Lo studio Ecoheatcool (www.ecoheatcool.org), pubblicato nel 2006 da Euroheat&Power con il supporto dell’Agenzia europea Intelligent Energy Europe, ha evidenziato che l’Europa potrebbe quadruplicare la propria estensione della rete. Un obiettivo realistico è un raddoppio entro il 2020.

Se si tratta di una tecnologia consolidata, che ha aggiunto ulteriori plus ai propri pregi storici, come mai è riscoperta solo adesso?
**La barriera della rete non è facile da superare; si tratta di un’infrastruttura ad alti costi iniziali e con tempi di ritorno variabili, a seconda delle situazioni, da 15 a 25 anni (questo vale anche per altre opere, come gli acquedotti o le grandi infrastrutture di viabilità). Tali investimenti devono dunque rientrare in un più ampio quadro di sviluppo territoriale ed essere supportati da specifici strumenti urbanistici. In una prima fase occorre anche confrontarsi con l’accettazione da parte della collettività.
All’inizio il cittadino può vivere il disagio degli scavi per la posa in opera dei tubi (va però ricordato che la realizzazione della rete di teleriscaldamento è anche occasione di riqualificazione della viabilità e dei servizi nel sottosuolo della città). Inoltre può temere di finire in un regime di monopolio e, quindi, di rischiare nel tempo una lievitazione dei costi della bolletta. [...]

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