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IL GIORNALIERO - Sono giorni critici per il futuro del fotovoltaico in Italia Stampa E-mail

3 marzo 2011 - Considerando le discussioni in corso sul fotovoltaico e su tutte le energie rinnovabili, vorrei effettuare alcune considerazioni su numeri, dati e fatti che dovrebbero essere alla base delle discussioni stesse.
A Roma il 24 e 25 febbraio in occasione della Conferenza dell'Industria Solare - Italia 2011 ho avuto modo di partecipare attivamente sia alle sessioni sul solare elettrico (fondamentalmente fotovoltaico) sia a quelle sul solare termico; queste ultime hanno visto una partecipazione ridotta rispetto alle altre, evidenziando ancora una volta la scarsa popolarità di cui gode il solare termico, fondamentalmente dovuta secondo gli operatori ad una politica miope e con incentivi non adeguati rispetto ad altre rinnovabili.

Mi limito in questa nota al fotovoltaico, che ha visto durante la Conferenza interessanti dibattiti legati ai risultati strabilianti o aberranti del Decreto salva Alcoa che ha stravolto il mercato di un promettente settore. Da parte GSE sono stati forniti i dati del fotovoltaico in Italia al 22 febbraio 2011, dati che non dovrebbero essere modificati sostanzialmente in questi ultimi giorni.
Escludendo il Decreto Alcoa, sono da considerare in esercizio a fine 2010 in Italia 163.000 impianti per totali 3.522 MW, dei quali 1.506 MW a terra (6.800 impianti) e 2.016 MW integrati (156.200 impianti). Con il 2° Conto Energia del Decreto del 19/2/2007 valido fino al 31/12/2010 sarebbero quindi entrati in servizio nel 2010 circa 2.150 MW.
Secondo il Decreto Alcoa ci sono state 55.000 richieste al GSE per totali 3.750 MW così suddivisi (con notevole spostamento verso i grossi impianti):

≤ 3 kV = 34 MW
3-20 kW = 248 MW
20-200 kW = 785 MW
200- 1.000 kW = 1894 MW
> 1.000 kW = 790 MW

Da verifiche effettuate da GSE (su 350 impianti grossi), meno del 10 per cento ha dato esito negativo e solo parzialmente (ad esempio, pannelli in loco e non ancora montati); ma altre richieste sono all’esame e si può affermare che circa 3.750 MW saranno quelli da considerare.
In totale l'Italia avrebbe installato nel 2010 e con i buoni incentivi del 2° Conto Energia, ben 6.000 MW (in Germania sono stati 7.300 MW) che aggiunti ai 1.400 MW già in servizio al 31/12/2009 darebbero 7.400 MW come totale parco installato a fine 2010.
In attesa dell’atteso Decreto Legislativo di attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulle fonti rinnovabili, da parte dei principali operatori, sia nelle presentazioni ufficiali sia nelle discussioni sono stati sottolineati alcuni punti essenziali per una decisione ponderata che tenga conto di quanto segue:

20.000 addetti nel fotovoltaico; da qui la necessità di rivedere urgentemente il tetto degli 8.000 MW che era previsto al 2020;
gli incentivi italiani sono ricchi, rispetto ad esempio a quelli tedeschi che hanno tra l’altro impianti con minore insolazione;
occorre considerare la sostenibilità economica degli incentivi per i clienti finali;
passare gli incentivi sulla fiscalità generale porterebbe a rischi legati a Finanziarie future;
gli incentivi sono da ridursi in funzione progressiva e da legare al volume dell’installato;
il mercato fotovoltaico deve riguardare l'energia "distribuita”; gli impianti grossi dovrebbero essere pochi e, ad esempio, vicino a centrali o su realtà industriali che hanno già un allacciamento alla rete;
occorre definire la nuova normativa tra marzo e maggio 2011, per non avere un buco di durata indefinita per il fotovoltaico
occorre infine considerare le spese evitate in generale dal fotovoltaico (riduzione emissioni CO2, minori consumi di materie prime energetiche).

Ma quali sono i veri numeri da considerare per i costi di grossi impianti fotovoltaici? Per un raffronto con la Germania e per impianti a terra da 1 MW si può notare che in Germania la feed-in tariff omnicomprensiva è di circa 210 euro/MWh. In Italia, e con il nuovo Conto Energia, la feed-in tariff premium al 1° gennaio 2011 è di 313 euro/MWh; occorre aggiungere, per confrontarla correttamente, il ricavato dalla vendita dell’energia in rete, che nel 2010 è stato pari ad oltre 85 euro/MWh, ottenendo così circa 400 euro/MWh (e questo senza considerare che le ore di insolazione in Germania sono mediamente il 25-30 per cento inferiori alle medie italiane).
Considerando per un impianto da 1 MW un costo di 3.000 euro/kW (includendo quanto dovuto al developper e i costi di O&M), con un normale WACC (Weighted Average Cost of Capital) del 9 per cento, come per gli usuali investimenti nel settore energetico nel nostro Paese, risulterebbe un prezzo di cessione per l’investitore di 260 euro/MWh con 1.400 ore/anno di sole (Sicilia), che sale a 349 euro/MWh con 1.000 ore/anno. Chiaramente con un WACC inferiore o pari al 6 per cento, i valori si ridurrebbero a 212 e 285 euro/MWh.

Ma quale è il reale impatto degli incentivi del fotovoltaico sui contribuenti? Considerando i dati sopra riportati e gli incentivi validi al 31 dicembre 2010 e quelli del precedente Conto Energia, l’incidenza sulle bollette dal 1° gennaio 2011 si aggira tra i 3,6 e i 4 miliardi di euro l’anno per l’installato fino al 31 dicembre 2010.
Considerando che gli aggravi (tariffa A3) pesano ben poco sui clienti energivori, essi risulterebbero tra i 14 e 16 euro/MWh per gli altri clienti, nella maggior parte dei casi ignari. Questo significa, per una PMI che paga l’elettricità circa 100-110 euro/MWh, un aggravio di circa il 15 per cento; mentre per un cliente domestico medio, che consuma 2.300 kWh l'anno (31 milioni di clienti per 70 TWh), l’aggravio sarebbe ben poco e di circa 35 euro/anno su circa 600 euro di bolletta. Chiaramente, a tale onere del fotovoltaico occorre aggiungere quelli da eolico e da altre fonti rinnovabili.
Quali conclusioni? Sembrerebbe logico il non dover adottare improvvisamente il bastone dopo anni di supercarote, per non creare immediatamente ripercussioni occupazionali; occorrerebbe quindi sospendere l’applicazione del tetto di 8.000 MW (che sarà raggiunto tra pochi mesi) e convocare immediatamente le parti, che si sono dichiarate disponibili, e ridiscutere un nuovo Conto Energia con chiari orizzonti temporali tali da dare certezze all’industria fornitrice di componenti e sistemi, agli investitori e … a chi paga la bolletta!
Si dovrebbe approfittare per rivedere in modo più omogeneo gli incentivi per le varie rinnovabili, incentivi che allo stato attuale presentano differenze enormi rispetto ai benefici ottenibili.

Alessandro Clerici
Executive Chair gruppo di Studio
WEC Energy resources and technologies

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