COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
Riecco i 100 dollari a barile! a quando i 150 e poi …37? Stampa E-mail

Drilling


Vorrei esaminare l’andamento dei prezzi di due particolari tipi di greggio, il Brent e il WTI (West Texas Intermediate), prodotti rispettivamente nel Mare del Nord (il Brent) e negli USA (il WTI). Entrambi sono greggi di alta qualità, ma il WTI è di qualità superiore rispetto al Brent. Si tratta di greggi che danno il nome a contratti paper sui mercati della Borsa di Londra (ICE) e di New York (NYMEX).

Storicamente, essendo il WTI di qualità più elevata del Brent, il suo prezzo risultava superiore a quello del Brent di almeno 2 dollari/barile. Questa differenza consentiva ai raffinatori americani di poter importare il Brent negli USA, coprendo ampiamente il costo di trasporto e mantenendo un margine rispetto all’acquisto del WTI. Durante la stagione delle benzine (la cosiddetta driving season, da aprile ad agosto), la differenza di prezzo fra WTI e Brent poteva raggiungere e superare anche i 4-8 dollari/barile.
A causa di questa “regolarità” di comportamento dei due greggi sul mercato internazionale, la loro differenza di prezzo è divenuta oggetto di attività speculativa sui mercati borsistici. Un sempre crescente numero di operatori finanziari ha iniziato ad investire nello spread fra i due valori, cercando di anticipare i movimenti stagionali dei prezzi relativi e di guadagnare sulle differenze. Il gioco è diventato molto diffuso, perché consente di lucrare profitti con un grado di rischio molto inferiore a quello relativo alle scommesse sul valore assoluto del prezzo del greggio.

Il Grafico 1 mostra l’andamento della differenza di prezzo fra WTI e Brent dal gennaio 2004 al gennaio 2011. Vi si nota chiaramente come, a fronte di valori tradizionali in cui la differenza è positiva (ovvero il prezzo del WTI è superiore a quello del Brent), si sono registrati da un po’ di tempo valori negativi della differenza, ovvero prezzi del WTI inferiori a quelli del Brent, fino a 12 dollari/barile.
Il solo pensare che il WTI potesse essere venduto sul mercato americano ad un prezzo di 12 dollari sotto il Brent sarebbe stato considerato in passato una impossibile eresia. Sarebbe equivalso a pagare un vino commerciale in cartone 10 euro al di sopra di una bottiglia di champagne di annata. Come accade sempre in questi casi, si è scatenata la fantasia di molti analisti che hanno cercato di spiegare l’avvenimento con le più astruse teorie. In particolare, il fenomeno è stato attribuito alla scarsa disponibilità di stoccaggio a Cushing nell’Oklahoma, dove affluiscono tutti gli oleodotti che trasportano il greggio dei vari campi petroliferi che compongono il WTI. In realtà, il problema ha una natura diversa.[...]

L'articolo completo è disponibile solo per gli abbonati.
Per maggiori informazioni è possibile contattare la redazione.
Telefono 02 3659 7125 e-mail Questo indirizzo di e-mail è protetto dal spam bots, deve abilitare Javascript per vederlo

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com