di G. B. Zorzoli
In campo energetico dove stiamo andando? Dove sarebbe auspicabile andare? E, per entrambi gli interrogativi, quali i problemi da risolvere, quali gli ostacoli da superare? Per quanto sommaria e - riguardando la sola produzione elettrica - parziale, l’unica risposta ufficiale a queste domande sul nostro futuro energetico è stata il “25 per cento dal nucleare, 25 per cento dalle rinnovabili, 50 per cento dai combustibili fossili”, data nel 2008 dall’allora ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola.
Non è dunque un caso che l’enunciazione di tale obiettivo abbia dato l’avvio a una serie di azioni e di iniziative che, comunque le si giudichi, altrimenti sarebbero rimaste nel cassetto, e provocato non solo un serrato confronto sull’opportunità della scelta, ma anche l’elaborazione di scenari sul nostro futuro energetico da parte di associazioni e centri di ricerca.
D’altronde che di indirizzi a lungo termine di politica energetica ci sia bisogno, lo conferma l’articolo 7 della legge 133 del 2008 di conversione del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
“Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto [cioè entro fine 2008], il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico, definisce la Strategia Energetica Nazionale, che indica le priorità per il breve e il lungo periodo e reca la determinazione delle misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, i seguenti obiettivi: diversificazione delle fonti di energia e delle aree geografiche di approvvigionamento; miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo; promozione delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza energetica; realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare; promozione della ricerca sul nucleare di quarta generazione o da fusione; incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica; sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; garanzia di adeguati livelli di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori”.
Lo stesso articolo 7 prevedeva il passaggio intermedio attraverso una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente, dove presumibilmente si sarebbe dovuto discutere la proposta governativa di Strategia Energetica Nazionale (SEN). Sono passati più di due anni dalla scadenza prevista e, parafrasando uno slogan pubblicitario di successo, per ora non ci resta che amaramente ironizzare con un no Conference, no SEN.[...]
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