Gas, è dura mettere in rete la liberalizzazione |
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di Giuseppe Gatti
Ha certamente ragione Guido Bortoni, quando afferma che anche la soluzione più radicale in ordine all’assetto delle reti di trasmissione del gas naturale, e cioè la separazione proprietaria, deve essere corredata da un insieme di regole per assicurarne l’indipendenza e la capacità di sviluppare gli investimenti necessari per garantire un regolare svolgimento del mercato.
Ciò non significa che le tre possibili soluzioni offerte dalla Direttiva europea 2009/73 sull’unbundling delle reti che deve essere recepita entro il prossimo 3 marzo, cioè appunto separazione proprietaria, affidamento della gestione della rete a terzi (Independent System Operator - ISO), separazione funzionale (Independent Transmission Operator - ITO), siano tra loro equivalenti. Come ricorda la stessa Direttiva, “il Parlamento europeo, nella sua risoluzione del 10 luglio 2007 sulle prospettive del mercato interno del gas e dell’elettricità, ha definito la separazione proprietaria a livello di trasporto come il mezzo più efficace per promuovere in modo non discriminatorio gli investimenti nell’infrastruttura, per garantire un accesso equo alla rete per i nuovi entranti e creare trasparenza nel mercato”.
La stessa Commissione, come è noto, era favorevole ad una scelta secca a favore di questa soluzione e ha dovuto piegarsi alla pilatesca formulazione finale, che rimanda la scelta ai singoli Stati, solo perché si è trovata chiusa nella morsa della tenaglia franco-tedesca che difendeva a spada tratta gli interessi degli incumbent. Capitalismo renano (tutto imperniato sull’integrazione di grandi conglomerati) e statalismo francese sono ormai da tempo alleati nell’attenuare le spinte liberistiche di Bruxelles, e lo scarso peso della presidenza Barroso, il sostanziale disimpegno inglese e le ondivaghe e variegate posizioni degli ultimi Paesi entrati nell’Ue non possono esercitare un contrappeso efficace. [...]
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