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IL GIORNALIERO - Commercio extra Ue: la voce energia fa esplodere il nostro deficit Stampa E-mail

23 febbraio 2011 - Maledetta energia! Leggendo i dati Istat sull’interscambio commerciale dell’Italia con i Paesi extra UE, è difficile non abbandonarsi ad un’esclamazione di questo taglio. Infatti, con la ripresina di questi ultimi mesi si è riaperta anche la voragine dei nostri conti con l’estero per questa specifica voce di spesa. Nessuna sorpresa nella sostanza; che il bel Paese sia all’asciutto di gas e petrolio - e anche là dove ci sarebbe qualcosa da scavare, preferisce tergiversare – è cosa nota. A colpire è però la portata dei numeri.
A gennaio 2011 il disavanzo commerciale con i mercati non comunitari è risultato pari a 5,8 miliardi di euro. E la sola voce energia ha pesato per 5,6 miliardi di euro. Senza questo fardello avremmo chiuso i conti sostanzialmente in pareggio, con meno di 200 milioni di rosso. Impressionante è anche l’evoluzione rispetto al gennaio 2010. Il deficit esplode letteralmente da 3,4 ai già citati 5,8 miliardi, con un aumento pari a 2,4 miliardi di euro. Tutta (o quasi) colpa del passivo energetico, che lievita dai 3,8 miliardi del gennaio 2010 ai 5,6 dello scorso mese.
Fortuna che qualcosa ancora produciamo e vendiamo. Per i beni strumentali l’Italia registra - sempre nei confronti del mercato di riferimento extra UE - un saldo attivo di 2,1 miliardi. Per i prodotti intermedi, invece, vale la regola dell’energia: la bilancia è fortemente sbilanciata e i conti su base mensile si chiudono con un deficit di 1,9 miliardi di euro.
Curiosità finale. Per dare una misura di quanto pesi (anche in termini psicologici) la questione energetica, in questa statistica l’Istat considera come “raggruppamento di Paesi” anche l’Opec, e questa è un po’ un’anomalia. Per inciso, le nazioni petrolifere hanno visto crescere i pagamenti da parte dell’Italia del 65 per cento nel mese di gennaio 2011.

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