22 febbraio 2011 - I finanziamenti all’Energy Efficiency and Renewable Energy del DOE per l’anno fiscale 2012, presentati la scorsa settimana dal presidente Barack Obama, sembrano ridisegnare l’agenda delle priorità energetiche degli States. Bocciando - almeno nella sostanza - quello che fino a ieri era ritenuto il vessillifero della rivoluzione verde: l’idrogeno.
Come ha illustrato il Giornaliero di ieri la riduzione di budget più pesante ha riguardato proprio l’H2 (meno 40 per cento). Meglio concentrasi su altre soluzioni applicabili su larga scala già nel breve termine, sembra essere stato il messaggio, non troppo velato, dell’amministrazione Obama.
Le forbici della Casa Bianca sono state usate anche nel settore del water power (meno 21 per cento, sempre rispetto alle dotazioni del 2010). Qualche taglio - ma di minore entità - anche nei confronti dei sussidi e delle agevolazioni fiscali al comparto delle fonti fossili. Risparmi notevoli sono attesi anche dalla razionalizzazione dei costi di management delle attività del DOE.
Dalle lacrime ai sorrisi, ecco chi - invece - ha beneficiato di un consistente aumento di fiducia. Le tecnologie per lo sfruttamento dell’energia geotermica vedono un apprezzamento del 135 per cento, quelle per l’efficienza energetica in ambito abitativo beneficiano di un incremento del 115 per cento. Anche la mobilità alternativa (evidentemente, non alimentata a idrogeno... ) può festeggiare per un più 93 per cento, al pari del solare che guadagna un consistente 88 per cento di budget. Ma la festa è un po’ per tutti, tranne i pochi già citati esclusi. Anche eolico e biomasse potranno spendere molto più di quanto fatto nel 2010: rispettivamente il 61 e il 57 per cento.
Chissà se Jeremy Rifkin considera oggi con lo stesso entusiasmo di due anni fa la politica energetica degli Usa. Allora, la definì pubblicamente come una positiva trasformazione epocale. Ma, erano altri tempi. Almeno per le quotazioni dell’idrogeno...