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IL GIORNALIERO - La green economy Usa non sembra più credere alla civiltà dell’idrogeno (1) Stampa E-mail

21 febbraio 2011 - La Casa Bianca sembra voler mettere definitivamente alla porta l’idrogeno. Sono dunque finiti i tempi in cui - non solo negli States - la civiltà dell’idrogeno pareva a un passo dal potersi realizzare? E bastava definirsi amici dell’H2 per essere ritenuti politically correct e avere automaticamente accesso alla corsia preferenziale dei finanziamenti alla ricerca?
A giudicare dalla proposta di ripartizione dei fondi destinati all’Energy Efficiency and Renewable Energy del DOE per l’anno fiscale 2012, non sembrerebbero esserci dubbi che quell’aria è davvero cambiata.
La prima notizia riguarda il consistente aumento del budget - presentato la scorsa settimana dal presidente Barack Obama – rispetto ai livelli del 2010, che raggiunge i 29,5 miliardi di dollari. Uno sforzo motivato dalla necessità di dare un reale e nuovo impulso allo sviluppo delle rinnovabili, di incentivare ulteriormente la ricerca nel settore energetico, di ridurre le spese superflue, permettendo agli Stati Uniti di raggiungere l’obiettivo di una generazione elettrica garantita per almeno l’80 per cento dalle renewables entro la fine del 2035.
Rispetto al recente passato non ci sarà solo un aumento della dotazione complessiva, ma anche una consistente ridistribuzione dei finanziamenti, con significavi boost per alcuni programmi attualmente sottovalutati e altrettanto consistenti cutting per altre aree di ricerca che - evidentemente - escono dall’agenda delle priorità del governo.
E qui casca l’idrogeno. Lo stesso DOE ha infatti comunicato che l’hydrogen technology program è il settore per il quale sono state avanzate le richieste di riduzione più consistenti: circa 70 milioni di dollari in valore assoluto e ben il 40 per cento in termini relativi. Se non è una piena bocciatura, poco ci manca.

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