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IL GIORNALIERO - La dieta mediterranea? “Rinuncia” al pomodoro per il silicio! (1) Stampa E-mail

7 febbraio 2011 - La notizia è circolata nei giorni scorsi: nel 2010 il settore fotovoltaico in Italia ha sfiorato i 20 miliardi di euro di fatturato, posizionandosi sugli stessi livelli del settore agricolo. Una notizia esaltante (per i supporter del silicio) ma nel contempo avvilente per la nostra agricoltura. Nel celebrare la vittoria schiacciante del solare è d’obbligo rilevare anche la sconfitta del nostro settore primario. Non che i due campi di attività siano (direttamente) in contrasto, sia chiaro. Però, però...
Lo scorso anno gli agricoltori italiani hanno dovuto fare i conti con un taglio tra il 6 e il 7 per cento dei redditi, con un effetto a cascata sugli investimenti imprenditoriali (meno 3,5 per cento). Ad oggi 50 mila aziende agricole mancano all’appello - fuor di metafora, hanno chiuso i battenti - rispetto al febbraio del 2010. Certo, in alcuni casi si è trattato di una necessaria e salutare razionalizzazione. Molte unità produttive ancora oggi hanno una superficie utile inferiore all’ettaro: un nonsenso.
Ma spesso l’abbandono non è stato seguito da un accorpamento in realtà di maggiori dimensioni. Si è trattato semplicemente di una chiusura.
Nel frattempo la vecchia, cara, dieta Mediterranea è sempre meno sinonimo di Made in Italy. La stagione 2008-2009 degli agrumi si è chiusa con 269.000 tonnellate importate e solo 144.000 tonnellate esportate. E non è andata meglio all’olio d’oliva: sempre per la stagione 2008-2009, Ismea comunica che 492.000 tonnellate sono state acquisite sui mercati esteri, mentre solo 326.000 hanno valicato i nostri confini. Ancora più sconcertanti i dati del pomodoro fresco, (ex) simbolo stesso dell’agricoltura nostrana...

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