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IL GIORNALIERO - L’86 % delle aziende Anie aspetta una vita… prima di essere pagato Stampa E-mail

2 febbraio 2011 - Stavolta i numeri parlano da soli. E basta mettere il naso sopra i risultati che emergono da un’indagine svolta dalla Federazione ANIE, l'associazione confindustriale che raggruppa 1.700 aziende elettrotecniche ed elettroniche (170 mila occupati e un fatturato aggregato di 56 miliardi di euro) che operano nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
Da un significativo campione interrogato emerge che l’86 per cento delle imprese ha riscontrato nel corso del 2010 ritardi extracontrattuali nei pagamenti. Tra la considerevole mole di dati raccolti, ne emerge uno significativo o, perlomeno, inquietante. Ovvero, se il ritardo medio nei pagamenti tocca i 45 giorni per i privati, il pubblico “vola” a 150 con posizioni di spicco… nelle amministrazioni locali.
Tutto ciò, non è indolore. Anzi lo risulta doppiamente. Infatti, il fenomeno si accompagna al mancato riconoscimento degli interessi maturati per il ritardo nei pagamenti, come ha dichiarato l’88 per cento delle imprese che hanno partecipato all’indagine. Nell’ultimo biennio (anni 2009-2010) per le imprese del campione la situazione, caratterizzata da perduranti effetti sulla liquidità, ha registrato un drastico peggioramento a fronte di una situazione già critica (quasi il 70 per cento delle aziende intervistate), il 30 per cento ha dichiarano una situazione stabile e nessun operatore ha segnalato un miglioramento.
Va da sé che questo è un elemento particolarmente negativo in una fase di forte contrazione dei margini come l’attuale. Da un breve confronto con le dinamiche che le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane si trovano ad affrontare fuori dai confini nazionali, seppur in presenza di criticità nell’ottenimento dei pagamenti nei termini contrattuali, si evidenzia il primato negativo per ritardi del mercato nazionale.
A mo’ di consolazione… in Europa il 56 per cento non ha riscontrato ritardi nei pagamenti, una percentuale ben diversa da quella evidenziata nel nostro Paese, dove il fenomeno sembra purtroppo aver assunto i caratteri di pratica usuale. I ritardi medi sperimentati con i clienti privati al di fuori dei confini nazionali si avvicinano ai 30 giorni (45 giorni era il corrispondente dato evidenziato nel mercato domestico). Tra i Paesi europei indicati come più virtuosi Germania, Regno Unito e Malta, mentre le maggiori “sofferenze” si riscontrano in Spagna, Grecia e Romania. E dopo questa serie di sofferenze a catena, pausa.

Il tema sarà ripreso e commentato nel Finesettimana.
Un po’ in ritardo (indolore), a sabato.

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