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IL GIORNALIERO - È il fotovoltaico la nuova arma segreta dei marines in Afghanistan (2) Stampa E-mail

26 gennaio 2011 - Nome in codice: ExFOB - Experimental Forward Operating Base. È questa la sigla del progetto che i marines stanno conducendo in Afghanistan (vedi il Giornaliero di ieri) per diffondere l’uso del fotovoltaico anche nelle aree di guerra.
L’utilizzo dell’energia solare in campo militare non è una novità. Le forze americane già utilizzano varie soluzioni. Ad esempio, lo SPACE (Solar Portable Alternative Communication Energy System), un pannello flessibile, facilmente trasportabile da un singolo soldato e in grado di rifornire piccoli apparati (come le batterie di una radio); lo Shades, di maggiori dimensioni, compatibili con il formato e le esigenze di alimentazione di una tenda standard del corpo dei marines, il GREENS (Ground Renewable Expeditionary Energy System) che può alimentare fino a quattro computer in contemporanea. Infine, lo ZeroBase Regenerator, con sei pannelli solari “veri e propri” (denominato Raptor) che - per dare un ordine di grandezza - può alimentare 17 computer e 15 sistemi di illuminazione che restano in funzione per l’intera notte.

Afghanistan-Marines and sailors of India Company, 3rd Battalion, 5th Marine Regiment, and their Afghan national army counterparts, pose in front of a modified ZeroBase Regenerator at Patrol Base Sparks, in Sangin District, Dec. 29.

Il progetto EsFOB - che è tuttora sotto esame - rappresenta però un passo in avanti, in quanto punta ad integrare le varie soluzioni in un unico sistema e a garantire la totale indipendenza (salvo casi di emergenza) dalle fonti fossili.
“I marines sono aperti alle innovazioni e spesso si sono trovati a dover sperimentare, per primi, soluzioni mai adottate in precedenza - è il commento di una fonte militare – ma nello stesso tempo sono anche molto esigenti e non vanno per il sottile nel giudicare l’efficacia o meno di una novità. Quindi, il banco di prova per EsFOB sarà particolarmente severo”.
E c’è già chi in America spinge oltre lo sguardo pensando alle possibili ricadute in ambito civile. Se il progetto EsFOB venisse infatti diffuso capillarmente in tutti gli senari militari che vedono oggi impiegati i marines, ciò contribuirebbe - secondo vari esperti - a ridurre sensibilmente i costi, produrrebbe economie di scala e favorirebbe un più rapido sviluppo delle tecnologie attuali.

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