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IL GIORNALIERO - Blending wall negli Usa: a rischio gli obiettivi previsti per l’etanolo (2) Stampa E-mail

12 gennaio 2011 - Blending wall. È questo il nuovo (possibile) spauracchio per i biocombustibili a stelle e strisce. Una ricerca della Purdue University - finanziata dal Dipartimento per l’agricoltura e pubblicata dall’American Journal of Agricultural Economics - è giunta ad una conclusione per certi versi sconcertante. Produrre bioetanolo non sarà un problema per i farmer; il vero ostacolo - su più livelli - riguarda il versante della domanda.
Del primo livello - un parco circolante di veicoli compatibili con l’E85 ancora oggi troppo sparuto – si è già parlato nel Giornaliero di ieri. Un secondo pesante limite riguarda le infrastrutture. Negli Stati Uniti sono oggi in funzione 2.000 pompe di distribuzione dedicate all’E85; e per metterle in esercizio sono occorsi circa 20 anni. Per poter distribuire i volumi di biofuel previsti dal Federal Renewable Fuel Standard occorrerebbe realizzare 2.000 nuove stazioni ogni anno per i prossimi dodici anni. Tagliano corto gli autori della ricerca: “È pressoché impossibile che si possa passare da un livello medio di 100 stazioni inaugurate in un anno, ciò che fino ad ora è successo, a ben 2.000 per anno”.
E veniamo al terzo muro, di natura prettamente economica. Per convincere l’autista americano non basterà fare leva sulla questione ambientale, ma occorrerà puntare direttamente al portafogli. E siccome l’E85 è ancora visto con una certa diffidenza (obiettivamente, consente una percorrenza inferiore rispetto alla benzina), il differenziale di prezzo tra il combustibile tradizionale e quello verde dovrà essere piuttosto elevato. Ai 3 dollari/gallone del gasoline - è l’esempio proposto dai ricercatori Usa - dovrà contrapporsi un valore non superiore ai 2,34 dollari/ gallone del bioetanolo.
E se - come sembra-– si scegliesse semplicemente di aumentare il contenuto di etanolo dal 10 al 15 per cento nelle benzine tradizionali? “Qualora l’EPA desse il via libera a questa scelta - conclude lo studio, senza apparentemente concedere alcuno spazio all’ottimismo - semplicemente si sposterebbe avanti di quattro anni il blending wall, con il quale comunque ci si dovrà prima o poi confrontare”.

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