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IL GIORNALIERO - Nei campi italiani è allarme rosso per il caro energia Stampa E-mail

7 gennaio 2011 - I costi eccessivi della bolletta energetica italiana rischiano di mettere fuori mercato le nostre imprese manifatturiere? E che dire, allora, delle aziende agricole? La visione - tra l’ingenuo e il bucolico - di un’attività primaria potenzialmente autarchica, alimentata solo da biomasse, pannelli fotovoltaici e qualche stentorea pala eolica fai da te è quanto di più lontano dalla realtà.
In realtà, infatti, la moderna agricoltura ha un disperato bisogno di gasolio (per far funzionare macchine e trattori), gas naturale (per riscaldare le serre e le stalle), kWh. E il caro energia, quindi, finisce per colpire i frutti dei campi quanto e forse più di quanto non faccia con il tondino o il cemento.
Rispetto allo scorso anno - illustrano i dati pubblicati da Ismea - l’esborso medio del settore agricolo ha subito una crescita del 4,1 per cento per la voce di spesa prodotti energetici. In particolare, i carburanti segnano un più 4,1 per cento e l’energia elettrica un più 5,3 per cento. Sostanzialmente stabili i lubrificanti (più 0,5 per cento). A parte i mangimi (più 13,9 per cento) proprio all’energia spetta il record di incremento tra i vari fattori di produzione quali antiparassitari, concimi, salari, sementi, assicurazioni...
Ancora più significativo il confronto con l’anno base 2000. I prodotti energetici per uso agricolo registrano un progresso del 17,3 per cento con uno stratosferico più 47 per cento per il kWh, mentre sostanzialmente stabile risulta - un po’ a sorpresa - la voce carburanti (più 6,3 per cento).
La portata di questi numeri viene rincarata dai giudizi della Cia, una delle organizzazioni di punta del settore agricolo (a onor del vero, spesso improntata al catastrofismo nei suoi giudizi) “Nel corso del 2010 - è stato il parere di fine anno della Cia - soprattutto la voce energia ha inciso in modo grave sulla gestione aziendale. Una situazione allarmante che, sommata ai prezzi non remunerativi sui campi, diventa esplosiva e rischia di trascinare nel baratro migliaia di aziende che non riescono più a stare sul mercato”.

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