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IL GIORNALIERO - L’occupazione Usa vuol fare il pieno... con un pieno di biodiesel Stampa E-mail

3 gennaio 2011 - Il biodiesel a stelle e strisce non abbatte solo le emissioni e i conti in rosso con i principali Paesi produttori di petrolio, ma ha un effetto balsamico anche sulla disoccupazione. Un recente rapporto pubblicato negli States ha fatto i (suoi) conti su questo interessante fenomeno. L’anno preso in esame è stato il 2008. Si fosse trattato di buon vino, si dovrebbe parlare di un’annata eccezionale: 700 milioni di galloni prodotti e 52 mila posti di lavoro assicurati.
Più difficile la situazione nel 2009, con un marcato calo delle produzioni, scese a 545 milioni di galloni. Un taglio al quale le organizzazioni di settore hanno imputato la perdita secca di 29 mila posti di lavoro. Nonostante questo, nel 2009, l’industria del biodiesel americano avrebbe assicurato al prodotto interno lordo nazionale 4,1 miliardi di dollari e 828 milioni di tasse (tra locali, statali, federali). Per il 2012 il Renewable Fuels Standard (RFS2) prevede un consumo di almeno un miliardo di galloni/anno di biodiesel. Un traguardo che - secondo i dati precedentemente esposti - dovrebbe tradursi in almeno 40 mila nuovi posti di lavoro.
A spingere sull’acceleratore sono soprattutto i farmer statunitensi. Secondo uno studio della Environmental Protection Agency, infatti, nel 2022, quando l’RFS2 sarà totalmente implementato il reddito complessivo del comparto agricolo Usa beneficerà di una crescita pari a 13 miliardi di euro, superiore al 36 per cento in termini percentuali.

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