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IL GIORNALIERO - La Cina fa le cose in grande, anche quando resta senza carbone Stampa E-mail

21 dicembre 2010 - Non ne va una dritta al carbone cinese. E - almeno questa volta - non è proprio il caso di festeggiare. Una serie di concause al limite del fantozziano sta gettando il fumo negli occhi agli operatori del settore (e al gestore della rete elettrica). Da sempre il periodo invernale è considerato critico per gli approvvigionamenti di questa materia prima, sia per le maggiori difficoltà logistiche e quindi di rifornimento, sia per l’aumento della domanda anche per usi alternativi alla generazione elettrica. Ma in questo scorcio di inverno 2010 altre cause si sono aggiunte ad aggravare la situazione globale.
In primo luogo, il programma di chiusura delle piccole miniere diffuse sul territorio. Insicure, inquinanti, poco efficienti finché si vuole, ma comunque in grado di fornire un supporto indispensabile nei momenti di maggiore domanda. Poi, la scarsa piovosità dei mesi scorsi che si è tradotta in una minore produzione (e producibilità per le settimane a venire) da parte degli impianti idroelettrici. In media si tratta di un calo del 10 per cento rispetto ai valori normali, ma - ironia della sorte - nel caso delle Three Gorges, l’impianto più potente del Pianeta, il taglio è stato pari al 26 per cento! Il tutto, mentre l’economia continua a galoppare con un ritmo del 10 per cento anno, che si traduce in un incremento paritetico della domanda di kWh sia per uso industriale sia domestico.
Quarto e non ultimo elemento, pur dinamica che sia, questa rimane pur sempre una economia per così dire pianificata. E ciò significa che - almeno per le materie prime strategiche - i prezzi sono stabiliti in maniera dirigistica. “Il problema di reperimento della materia prima c’è - ammettono candidamente i responsabili delle utility cinesi - ma è anche una questione di mercato. I costi stanno continuamente lievitando, mentre i prezzi sono sottoposti a un controllo troppo stretto e non permettono quindi di remunerare le spese”.
Morale? Un panico da shortage di carbone; centinaia di migliaia di abitazioni lasciate al buio in diverse regioni, specie le più inaccessibili, responsabili di centrali che dichiarano ai mass media di avere riserve di carbone per non più di tre giorni, province che stanno imponendo drastici contingentamenti della produzione di kWh e che dichiarano di non poter utilizzare fino al 40 per cento della propria capacità di generazione.

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