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IL GIORNALIERO - Nei campi cinesi “lavorano” mille centrali da 1 GW ciascuna (2) Stampa E-mail

18 dicembre 2010 - Come ha evidenziato il Giornaliero di ieri, ci sono comparti in Cina che, pur non facendo notizia (o rumore), stanno contribuendo in maniera evidente alla crescita delle emissioni. Uno di questi è certamente il settore agricolo, che da qualche anno a questa parte ha avviato un massiccio programma di meccanizzazione, sostituendo il lavoro umano e animale - fino a pochissimo tempo fa ancora prevalente - con trattori, mietitrebbie, macchine raccoglitrici, eccetera. Si tratta di un patrimonio che lo stesso ministero per l’agricoltura ha stimato in poco meno di 1.000 GW.
Ma ciò che forse più di tutto deve impressionare è il fatto che i margini di crescita sono ancora enormi. Lo stesso Zong Jinyao - direttore generale del Dipartimento per la meccanizzazione del ministero dell’Agricoltura cinese - ha ammesso che ancora oggi il 34 per cento delle operazioni di aratura, il 59 per cento delle semine, il 65 per cento della raccolta (il 14 per cento nel caso delle coltivazioni estensive di grano) è effettuato senza alcun ausilio di motori e affini. Il processo di meccanizzazione diffuso è quindi lontano dall’aver raggiunto un livello soddisfacente, o paragonabile a quello dell’Europa o degli Stati Uniti.
Ad oggi, una quota pari al 48 per cento dell’energia totale impiegata nel settore agricolo è ancora fornita dalla forza animale o umana, dall’acqua o dal vento. Ogni singolo punto percentuale “vale” all’incirca 18 milioni di kW. L’equivalente di 420 mila Fiat Punto 1.200 (sempre solo per dare un ordine di grandezza). E questo dà una misura del contributo che anche questo settore, con numeri da capogiro, potrebbe dare alle emissioni planetarie.

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