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IL GIORNALIERO - Bonomi (ANIMA): “Ripresa della meccanica con +3,9% dell’export” Stampa E-mail

15 dicembre 2010 - “La crisi si fa sentire ancora, ma ci sono segnali positivi per giustificare un ragionevole ottimismo”. Questo in sintesi il pensiero di Sandro Bonomi, presidente di ANIMA (la Federazione delle Associazioni nazionali dell’industria meccanica varia ed affine) in occasione della presentazione milanese, ieri presso il Circolo della Stampa, dei dati preconsuntivo 2010 e stime 2011.
Un settore, quello della meccanica, che con oltre 190 mila addetti e un fatturato di 41 miliardi di euro (la metà export oriented) rappresenta da sempre un asse portante dell’economia nazionale e un barometro della sua salute.
Ebbene, come ha sottolineato Bonomi, “la chiusura dell’esercizio 2010 si connota nel segno della stabilità mentre l’aggancio con la ripresa è previsto per il 2011 e sarà veicolato da un incremento della produzione del 3 per cento e soprattutto dal traino dell’export (3,9 per cento)”. Per quanto concerne l’occupazione, bisognerà invece attendere il 2012 dopo un segno negativo dell’anno in corso (1,5) e per quello prossimo (0,5).
E certamente i risultati potrebbero essere più confortanti con un mercato interno meno depresso. In particolare per quanto concerne il settore energetico, le note non risultano positive come confermano il dato del preconsuntivo 2010 (meno 0,3 per cento) che si aggiunge al consuntivo 2009 in pesante discesa. Le previsioni per il prossimo anno si presentano di segno positivo (più 3,6 per cento) ma questo recupero non consentirà comunque alle imprese di questo strategico settore di superare gli obiettivi 2009.
Ritornando alle tematiche di respiro internazionale, Bonomi ha posto l’accento sugli eccellenti risultati ottenuti dalle aziende italiane nell’area Bric, nei Paesi della fascia nordafricana e in Turchia. Ma in particolare, ha rimarcato l’elenco di una serie di fattori che ostacolano lo sviluppo della meccanica: “A rendere più difficoltosa la situazione contribuiscono le oscillazioni dei cambi e i continui rincari delle materie prime. Soffriamo per l'elevato costo dei materiali provocato dalla persistente speculazione e non riusciamo a trasferire quei rincari sui prezzi di vendita”. Insomma, uno scenario connotato da fattori di incertezza che non aiutano certamente gli imprenditori, ai quali non dispiacerebbe un quadro d’azione più favorevole con la presenza di un quadro normativo (interno e internazionale) di stabile riferimento. Al resto…, come ha ricordato Bonomi, “ci pensa la tradizione e la grande capacità dei nostri imprenditori”. Difficile dargli torto.

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