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IL GIORNALIERO - Cipro salva le bollette industriali italiane dalla maglia nera Stampa E-mail

4 dicembre 2010 - L’anno scorso era stata Malta a salvare l’Italia dalla maglia nera. Quest’anno ci ha pensato Cipro. Davvero una magra consolazione; possiamo affermare al resto dell’Europa di non essere i peggiori solo perché due economie - che certo non ambiscono al ruolo di leader mondiale - ci risparmiano l’ultimo posto. La classifica in oggetto è quella stilata da Eurostat sui prezzi dell’energia elettrica praticati ai consumatori industriali.
Ebbene, anche nel primo semestre 2010 l’Italia è risultato il Paese più esoso tra i 27 dell’Unione, con la sola eccezione di Cipro. Il quale Cipro, come generazione interna, usa praticamente solo combustibili liquidi e frazioni percentuali di fotovoltaico e non può quindi essere preso né come termine di paragone né come fattore di consolazione. La stessa Slovacchia, che lo scorso anno aveva registrato prezzi praticamente uguali a quelli dell’Italia, ora mostra un discreto differenziale di costo rispetto al Bel Paese, essendosi allineata con le bollette industriali della Spagna.
Già lo scorso anno, come detto, l’Italia si era salvata dallo scotto di essere il Paese meno conveniente, solo grazie alla presenza nella UE a 27 Paesi di Malta. Anche in questo caso - a rischio di maramaldeggiare - vale la pena ricordare che con una capacità installata pari allo 0,6 per cento di quella italiana, Malta può “permettersi” di alimentare esclusivamente con combustibili convenzionali la generazione interna. Ma non si candida certo ad essere una delle economie di riferimento del Pianeta...
Unica consolazione? A livello assoluto l’Italia ha comunque diminuito i prezzi industriali del kWh tra il 2009 e il 2010 (meno comunque rispetto alla già citata Slovacchia e alla Gran Bretagna). Mentre altri Stati (tra i quali, ad esempio, Francia, Germania, Spagna, per citare le principali economie europee) sono rimasti pressoché stabili o hanno addirittura dovuto attuare die piccoli ritocchi. Evidentemente, il gap da recuperare è ancora troppo ampio. Aspettando, forse, il sogno nucleare e l’edizione 2030 della statistica Eurostat.

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