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IL GIORNALIERO - Emergenti ma già leader, almeno in termini di riduzione delle emissioni Stampa E-mail

3 dicembre 2010 - Gli ultimi saranno i primi. La massima evangelica rischia di andare a pennello anche sul delicato terreno dei cambiamenti climatici. Sembra infatti che i Paesi cosiddetti emergenti - che molti, anche in un recente passato, hanno additato come i principali responsabili della crescita delle emissioni di gas climalteranti, in forte ritardo rispetto alla maestra Europa - abbiano già le carte in regola per bagnare il naso alle economie che si autodefiniscono più sviluppate.
Il Giornaliero lo aveva già evidenziato giusto un mese fa (La lotta ai cambiamenti climatici? Una priorità solo per gli emergenti); ora un’ulteriore conferma giunge dal World Wildlife Fund (alias WWF). L’organizzazione del panda ha rilevato che cinque tra le economie con i più sostenuti tassi di sviluppo possono già oggi essere considerate nazioni leader in termini di lotta ai cambiamenti climatici, per i programmi già attuati di riduzione delle emissioni.
Brasile, Cina, Messico, India e Sud Africa le realtà messe sotto esame da parte del WWF, che ha evidenziato, in particolare, i grandi progressi nel settore delle rinnovabili di Cina (divenuto nei mesi scorsi il primo produttore mondiale nel settore renewable e capace di ridurre in soli cinque anni del 20 per cento l’intensità energetica), India (che già oggi ha raggiunto i target ambientali che si era prefissa per il 2012) e Sud Africa (che punta a ridurre del 34 per cento le emissioni climalteranti in soli dieci anni).
Il Brasile ha invece catturato l’attenzione degli addetti ai lavori per i progetti di riduzione della deforestazione. Il Messico, infine, sembra seriamente intenzionato a ridurre del 50 per cento le emissioni di gas serra entro la fine del 2050 nonostante, come noto, sia un’economia tuttora in fase di robusta crescita.

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