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IL GIORNALIERO - C’è molto Est (e poco Sud) tra le nazioni rinnovabili in Europa Stampa E-mail

27 novembre 2010 - I campionati europei delle rinnovabili hanno decretato risultati in parte sorprendenti. Sui gradini più prestigiosi del podio non mancano certo le sorprese, per quanto emerge dall’ultima pubblicazione Eurostat - Renewable Energy Statistics. Purtroppo i dati arrivano solo alla fine del 2008.
Se si considera il contributo delle rinnovabili sui consumi lordi globali di energia, l’oro spetta di diritto alla Svezia con una quota prossima al 45 per cento (rispetto alla media della UE a 27 Paesi ferma al 10,3 per cento). Sul secondo gradino del podio, la Finlandia batte per un soffio la Lituania, e questa è la vera sorpresa. Il piccolo Paese dell’Est (con un 30 per cento secco) riesce, infatti, a far meglio delle pur titolata Austria.
Spagna e Germania, spesso prese ad esempio per i grandi investimenti nel settore eolico e solare, sono nelle posizioni di rincalzo, lontanissime dalla zona medaglia. La Francia, che sembra vivere di solo nucleare, in realtà ha fatto molto anche nel comparto renewable ed eguaglia le performance della Spagna, sempre in termini di contributo delle fonti verdi sul gross final energy consumption.
Questa classifica, in parte inattesa, dimostra quanto sia importante - e purtroppo trascurato - il ruolo dell’energy consumption per il riscaldamento. In Svezia, infatti, la quota parte delle rinnovabili nel comparto heating è superiore al 63 per cento. La Lituania si attesta al 43 per cento e la Svezia segue a ruota con il 42 per cento.
Interessante anche la gara sul terreno dei trasporti. La medaglia d’oro spetta in assoluto alla Polonia dove oltre il 7 per cento dei consumi energetici legati alla mobilità è assicurato da fonti rinnovabili. Seguono Slovacchia, Germania e Svezia, posizionate tra il 6 e il 7 per cento. Appena al di sotto del 6 per cento la Francia. La media comunitaria è pari al 3,5 per cento. Italia e Spagna restano abbondantemente al di sotto di questo traguardo.
Classifiche alla mano, la presenza dei Paesi dell’Est (accanto a quelli del Nord) tra i virtuosi è molto più diffusa di quanto l’opinione generale poteva aspettarsi. E il medagliere dei Paesi di fresco ingresso nella Ue appare cosi decisamente più nutrito rispetto a quello delle nazioni storiche che si affacciano sul Mediterraneo.

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