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IL GIORNALIERO - Efficienza energetica, 4 rondini non fanno (ancora) primavera (2) Stampa E-mail

26 novembre 2010 - La manifestazione Energy Efficiency Award 2010 - svoltasi presso la sede di Sesto San Giovanni di ABB Italia - ha portato alla luce una contraddizione di fondo che ancora segna il settore dell’efficienza energetica. Chi decide di credere in questa soluzione ottiene risultati tangibili, spesso con tempi di ritorno inferiori all’anno e quindi difficili da riscontrare in qualsiasi altra forma di investimento. Eppure una vera cultura dell’energy efficiency fa ancora un’enorme fatica a radicarsi in Italia e a prendere piede in maniera diffusa.
E questo, a ben vedere, non danneggia (potenzialmente) solo le singole attività imprenditoriali ma (concretamente) il Sistema Paese nel suo complesso, come emerge dalle parole di Massimo Beccarello, direttore Energia di Confindustria, intervenuto durante l’evento.
“Il problema dell’efficienza è di comunicazione e di informazione, e coinvolge la responsabilità di ciascuno. È un tema delicato, soprattutto quando affrontato in parallelo a quello delle rinnovabili, in vista degli obiettivi comunitari del 2020. Attualmente le rinnovabili ci costano circa 8 miliardi di euro l’anno in bolletta, e se perseguiamo la strada attuale senza correttivi, al 2020 rischiamo un aumento dei costi di circa 25 euro per MWh (più 35 per cento in bolletta). Si può fare... ma tenendo ben presente che il 30 per cento del nostro Pil è generato dal settore manifatturiero. Dunque, consapevoli del fatto che insistendo su una politica di sole rinnovabili toglieremo competitività al Paese". Attraverso l’efficienza energetica, a parità di obiettivi, potrebbe bastare 1 miliardo di euro all’anno!
Evidentemente... a volte anche l’evidenza sembra non bastare. Da qui l’appello di Alessandro Clerici, coordinatore della task force sull’efficienza energetica di Confindustria,a dedicare maggiore attenzione agli aspetti formativi e informativi sui quali, forse, ancora non è stato fatto abbastanza.
Un’altra considerazione interessante emersa riguarda la variabile incentivi, che pare avere più un effetto indiretto che diretto. Nel campo dell’efficienza energetica l’incentivo serve a creare un primo interesse, a far parlare. Non di rado, poi, l’incentivo non viene neppure richiesto da parte dell’azienda proprio perché l’intervento - se implementato nel migliore dei modi - si ripaga da solo e in tempi brevi. È ancora escluso il passaggio dall’incentivo all’obbligo, a meno di un intervento diretto, sulla questione, da parte dell’Europa. La scelta autonoma di un singolo Stato, magari con specifici standard su motori e alteri componenti, potrebbe infatti configurarsi come una violazione delle norme sulla concorrenza.
In ogni caso, premiante diventa la soluzione ritagliata su misura per il singolo cliente: l’efficienza può creare valore e profitto se fatta con criterio. Non esiste una formula magica e, come hanno sottolineato i tecnici ABB, le soluzioni a catalogo sono soluzioni povere. Infine, siccome non si può migliorare quello che non si sa, ogni intervento deve partire dalla conoscenza e dalla misura, caso per caso.

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