24 novembre 2010 - Saranno anche nazioni emergenti, ma in tema di energia mostrano di avere le idee piuttosto chiare e di aver sposato appieno le logiche del mix di combustibili. Rinnovali sì, pur non esagerando per non veder esplodere i costi di sistema... Nucleare, come no! Altrimenti come contenere le emissioni... Fonti fossili, indispensabili e - volere o no – non certo relegate a un ruolo di nicchia.
Tra le nazioni con il Pil in forte progresso che hanno sposato appieno questa filosofia c’è anche il Vietnam, che dopo aver posizionato sullo scacchiere energetico le altre pedine ha ora deciso di muovere anche il pezzo forte del gas naturale (vedi Giornaliero di ieri).
I valori assoluti non sono (ancora) di grande rilievo, ma i tassi di crescita sì. Il comparto è accreditato di un progresso - nel medio e lungo periodo - a tre cifre. Secondo quanto emerso in un recente incontro di settore che si è svolto ad Hanoi, il governo vietnamita vorrebbe triplicare le dimensioni dell’industria del gas naturale entro il 2025, raggiungendo la capacità produttiva di 24 miliardi di metri cubi annui.
“La prossima fase - commentano fonti ICE - vedrà lo sviluppo di nuove aree produttive e un aumento delle centrali energetiche che utilizzano il gas. Nel sottosettore della produzione e del trattamento del gas vi è ancora molto da fare per assicurare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi; dovranno rafforzarsi le capacità delle istituzioni del comparto e dei principali protagonisti, sia esistenti che in via di costituzione, nel mercato nazionale dell’energia e del gas”.
È stata anche azzardata una stima degli investimenti necessari (elaborata da PetroVietnam): circa 30 miliardi di dollari statunitensi tra il 2006 e il 2025. E proprio l’Istituto per il commercio estero non nasconde l’ambizione che tra i beneficiari di questi stanziamenti possano esserci anche aziende italiane.