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IL GIORNALIERO - Sulla via della sostenibilità per Milano si accende il semaforo verde (2) Stampa E-mail

13 novembre 2010 - Milano come laboratorio per capire l’evoluzione della città e come possibile banco di prova per sperimentare soluzioni che rendano davvero vivibili gli spazi abitati. Quasi una provocazione, vista l’immagine un po’ decadente - ma non sempre veritiera - che ormai accompagna il capoluogo lombardo, eppure un percorso possibile. E in parte già in atto, come ha evidenziato il Giornaliero di ieri, riportando i risultati di uno studio realizzato per Siemens Italia dall’Istituto Piepoli, con il patrocinio del Comune di Milano.
“Abbiamo scelto di fare a Milano un lavoro di studio - ha commentato Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia - che in passato avevamo già svolto in altre città. È un percorso che inizia da lontano: nel 2007 abbiamo elaborato alcuni mega trend, per capire in quale direzione si stava muovendo il mondo, e relativamente alle città abbiamo rilevato tre chiare direttrici. Si ingrandiscono, inquinano, invecchiano. Più del 50 per cento della popolazione vive oggi nelle città, e al 2030 il valore sarà cresciuto fino al 60 per cento. Le città diventano, dunque, sempre più grandi e - di conseguenza - inquinano, concentrando il 75 per cento dei consumi energetici mondiali e l’80 per cento dei gas serra. Nel frattempo, la città invecchia e deve confrontarsi con cittadini la cui età media tende ad aumentare sempre di più. Deve quindi cambiare la sua offerta”.
La partita non è certo facile, anche perché va giocata - specie in un una realtà come quella milanese - sulla complessità e sulla densità. È troppo facile pensare alla sostenibilità sognando una serie di villette con giardino all’americana. Altra cosa è spostare la sfida su un territorio ad altissima densità abitativa, con molte aree dismesse (come ha ricordato il sindaco Moratti), una diffusa presenza di edifici realizzati quando ancora la parola efficienza energetica non compariva sui vocabolari, pressioni elevate sul versante della mobilità (800 mila persone entrano a Milano ogni giorno, 500 mila delle quali con un mezzo proprio). Con l’aggiunta, nello specifico del capoluogo lombardo, della variabile acqua.
“L’acqua è sempre stata croce e delizia di Milano - ha aggiunto Antonio Acerbo, direttore generale del Comune di Milano. Viviamo su un mare di petrolio bianco con due falde: una a 20 e un a 40 metri; sotto di noi abbiamo una Venezia nascosta”. Una convivenza non facile che, se ben gestita, potrebbe però creare nuove stimolanti opportunità proprio sul fronte della sostenibilità. Si pensi, ad esempio, alla soluzione delle pompe di calore.
Ricco di spunti intelligenti anche l’intervento di Giovanni Azzone, nuovo Rettore del Politecnico di Milano. Sollecitato sui ruoli che può e deve giocare l’Ateneo in questo percorso di ricerca della sostenibilità, ha commentato che “l’Università esiste per migliorare la qualità della vita della comunità in cui opera. Ha quindi un ruolo di primaria importanza in questa sfida, e già oggi sta facendo molto. Occorre però lavorare di più per rompere alcune barriere. Le ricerche e le idee degli studenti (che, ad esempio, in tema di trasporti sono sul pezzo, essendo utilizzatori dei mezzi ed avendo in quanto giovani un proprio modo di osservare i problemi) sono molte. Ma rischiano di rimanere relegate nei CD, nei computer e nelle presentazioni. Bisognerebbe trovare occasioni formalizzate di scambio tra l’Università e la città”. 
Ultima considerazione in merito all’insostenibile leggerezza delle fonti statistiche. Trovare dati aggiornati, indipendenti e soprattutto omogenei sulla salute delle nostre città è quasi un’impresa. Spesso gli stessi decisori devono confrontarsi con numeri vecchi di 5 o 6 anni (per le emissioni della Regione, Enea 2005) e hanno poche alternative (e parametri di possibile confronto) rispetto allo studio di una singola associazione ambientalista. Certamente super autorevole, ma non necessariamente super partes.

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