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IL GIORNALIERO - Anche nei centri di R&S le fonti alternative non conoscono crisi Stampa E-mail

2 novembre 2010 - Alternative e vincenti, pure nel settore della ricerca. Le nuove fonti energetiche non sembrano proprio sbagliare un colpo, anche quando dal mercato si passa ai laboratori e ai centri di sviluppo. Il bollettino sullo stato di salute del comparto R&S a livello mondiale, elaborato dalla Commissione europea, segnala infatti come la recente crisi finanziaria abbia alterato molti dei valori in campo e indebolito fortemente il settore. Unica voce a salvarsi dagli acciacchi, quella delle (non meglio specificate) alternative energy che continuano a godere di un vigore e una vitalità al di fuori del comune.
Considerando le prime 15 società in quest’area di business (13 europee e 2 extra Ue), nel 2009 si rileva un incremento degli investimenti in ricerca del 28,7 per cento, con un valore assoluto al di sopra dei 500 milioni di euro. Il progresso in termini relativi è impressionante, soprattutto se si pensa che pressoché tutti gli altri settori economici hanno dovuto tamponare le perdite. È la stessa Commissione europea a stilare un bilancio dominato dal rosso.
“Secondo il quadro di valutazione 2010 gli investimenti in R&S realizzati dalle principali imprese Ue sono scesi del 2,6 per cento nel 2009, nonostante un calo più netto delle vendite e degli utili. Negli Stati Uniti il taglio del 5,1 per cento degli investimenti in R&S dei principali operatori è stato il doppio rispetto all'Unione Europea”. L’area asiatica anche su questo fronte ha dimostrando di vivere su un altro Pianeta. “Importanti società con sede in alcuni Paesi asiatici hanno proseguito la forte crescita delle attività di R&S registrata negli anni precedenti – aggiungono gli esperti della CE - ad esempio Cina (40 per cento), India (27 per cento), Hong Kong (15 per cento), Corea del Sud (9 per cento)...”.
Numeri sensazionali, non sufficienti, però, per tenere a galla i dati globali: a livello mondiale la riduzione degli investimenti in R&S è stata appena al di sotto del 2 per cento. Una performance che fa risaltare ancora di più i risultati esaltanti del comparto energy.

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