COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
IL GIORNALIERO - Usa e Cina: la green economy manda in rosso la bilancia commerciale (2) Stampa E-mail

25 ottobre 2010 - Comunque lo si voglia leggere, è un dato smodato e del tutto squilibrato. Che fa arrossire (non solo in termini di bilancio) un colosso del calibro degli Usa. Il Giornaliero di sabato scorso aveva riportato uno studio realizzato dell’Economic Policy Institute evidenziando come il deficit del commercio estero Stati Uniti-Cina nel settore delle nuove rinnovabili (di fatto, eolico e fotovoltaico) sia cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni.
Si aggiunge ora qualche ulteriore elemento a riprova di come il caso della clean energy tecnology rappreseti una anomalia e - inevitabilmente - una spina nel fianco della politica americana di rilancio di una nuova filiera energetica nazionale.
Tra il 2000 e il 2010 il valore delle importazioni dalla Cina è cresciuto con un tasso medio d 74 per cento/anno, difficile da riscontrare in altri comparti dell’economia. E, come detto, ha riguardato proprio prodotti - i componenti per l’industria dell’eolico e del fotovoltaico - ad alta tecnologia e con la capacità potenziale di generare posti di lavoro ben retribuiti e (ragionevolmente) stabili nel medio e lungo periodo.
Nel 2008 gli Stati Uniti avevano registrato un deficit della bilancia commerciale mondiale in questo settore di riferimento pari a 3,5 miliardi di dollari. La Cina, con 460 milioni, incideva quindi per un 13 per cento circa. Il 2010 dovrebbe chiudersi con un deficit, sempre sul mercato mondiale, pari a circa 1,5 miliardi di dollari, con la Cina - da sola - a quota 1,1. Significa che la quasi totalità del deficit - circa il 75 per cento – si è generato all’interno della Grande Muraglia. Gli Usa sono stati, cioè, in grado di riguadagnare posizioni e di riequilibrare i rapporti commerciali con la maggior parte degli altri Paesi, ma non in Cina.

Leggi le altre news

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com