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IL GIORNALIERO - Vista dall’alto l’Italia è anche più verde di Svezia e Danimarca! Stampa E-mail

8 ottobre 2010 - A guardarla dall’alto e senza troppi preconcetti, anche l’Europa rivela parecchie sorprese... Lo ha fatto Eurostat, che nei giorni scorsi ha presentato una curiosa e innovativa ricerca sull’utilizzo del suolo all’interno della Ue. Numeri che relegano al ruolo di luoghi comuni alcune radicate convinzioni e che - a ben vedere - c’entrano anche con i temi dell’energia e dello sviluppo sostenibile.
La torta dell’intera superficie comunitaria è stata suddivisa in cinque fette. La prima (pari al 43 per cento) riguarda gli usi agricoli, la seconda (29 per cento di share) le foreste. A seguire, le altre aree verdi, fiumi e laghi, territori incolti (16 per cento).
La presenza antropica insisterebbe dunque su poco più del 10 per cento della superficie europea. Nello specifico, 8 per cento ad appannaggio delle aree commerciali, residenziali e di servizio; 3 per cento per l’industria, le infrastrutture di trasporto e la generazione elettrica. Tante le sorprese quando si sposta il punto di osservazione sui singoli Stati. Che dire, ad esempio, della Svezia, spesso citata come il paradiso verde d’Europa, tutto foreste e isolate casette con giardino? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò! La pressione antropica è fortemente al di sopra della media europea con il 13 per cento dell’area nazionale edificata e un ulteriore 2 per cento dedicato alle attività industriali e alla generazione di energia.
Numeri peggiori rispetto a quelli dall’Italia, al contrario spesso criticata per l’eccesso di cemento e mattoni. Da noi il costruito civile insiste sull8 per cento del territorio e le attività produttive sul 5 per cento, ma ad Eurostat risulta anche un pregevole 68 per cento di terreno coltivato o forestale. Più che in Svezia e a pari della Finlandia per intenderci.
Da allarme rosso, invece, la situazione in Olanda (dove ben il 37 per cento dell’area nazionale è costruita o ospita attività secondarie e terziaria), in Belgio (con il 25 per cento), in Danimarca e Inghilterra (con il 16 per cento ciascuna).

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