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IL GIORNALIERO - Garrone (Confindustria): insostenibile la tempistica degli iter autorizzativi Stampa E-mail

2 ottobre 2010 - In Italia i settori dell’ingegneria e dell’impiantistica infrastrutturale continuano a mostrare segnali di difficoltà, a differenza di quanto sta succedendo nella maggior parte degli altri mercati del mondo. “I tempi autorizzativi - ha ammesso in un recente intervento Edoardo Garrone, vicepresidente Confindustria - stanno scoraggiando la maggior parte degli investimenti nelle grandi opere e comunque mancano i fondi. Inutile farsi illusioni; il nostro Paese non può essere l’obiettivo del futuro per il comparto, meglio puntare sull’internazionalizzazione”.
In questo scenario il settore energia non fa certo eccezione (anzi) quanto alla complessità dell’iter autorizzativo che deve affrontare. E questo elemento diventa tanto più grave considerando che - quasi una beffa a questo punto - gli investimenti sarebbero in grado di camminare solo sulle gambe del privato, senza dover contare sul capitale pubblico.
“A differenza di quanto succede nel settore delle infrastrutture viarie - ha aggiunto Garrone - nel campo energetico non servono ingenti investimenti aggiuntivi in nuova capacità (di generazione). Molto, invece, si può fare sul fronte dell’efficienza, dell’ammodernamento degli impianti esistenti, della loro ristrutturazione, dell’innovazione. È un paradosso, ma anche quando ci sarebbero le risorse economiche private necessarie per completare un progetto, lo stesso poi si scontra con enormi problemi autorizzativi e l’assoluta incertezza sui tempi”. Incompatibili con uno scenario di mercato che non sta certo fermo per cinque o sei anni in attesa di una risposta.
Emblematico il caso del terminal di Priolo. “Durante l’iter, che non si è ancora concluso – ha ricordato Garrone - abbiamo dovuto rifare tre volte il business plan. All’inizio il contesto economico mondiale era in forte espansione e i costi delle attività di ingegneria e impiantistica stavano rapidamente crescendo. Poi c’è stata la crisi finanziaria, che ha cambiato i parametri di riferimento, seguita da una crisi reale che ha costretto a rifare i conti. Quando arriverà l’ok definitivo, se arriverà, dovremo fare un quarto business plan, perché nel frattempo lo scenario è ancora cambiato. E a quel punto, forse, l’investimento non sarà più appetibile!”.

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