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IL GIORNALIERO - Nei campi italiani crescita record... per pieni e bollette Stampa E-mail

29 settembre 2010 - Almeno per quanto riguarda la vendemmia, l’annata 2010 sarà ricordata come una delle più generose - pare - dell’ultimo decennio. Una notizia da festeggiare... a lume di candela e a motori spenti. Classica forzatura giornalistica, che nasconde però un fondamento di vero.
Zitti zitti, i prezzi dei prodotti energetici acquistati dagli agricoltori hanno infatti registrato un progresso fuori controllo nel corso del primo semestre 2010. Abituati come siamo a parlare di costi eccessivi solo per l’industria e a considerare le quote latte come unico cruccio del comparto agricolo, rischiamo infatti di scordarci di un elemento fondamentale.
A suo modo l’agricoltura - anche quella che si targa come biologica - è un’attività altamente energivora: trattori, mungitrici, serre da climatizzare, macchine da raccolta, stalle da riscaldare e illuminare. Tutto o quasi ruota ancora intorno a kWh e derivati del petrolio. Lo scenario dell’autoproduzione da fonti rinnovabili è, per il momento, ancora un sogno, tranne rare eccezioni.
Ecco dunque che il settore primario diventa - inevitabilmente - vulnerabile anche a fronte di aumenti moderati. Figuriamoci uno strappo al rialzo! Secondo l’Istat le spese per energia e lubrificanti sono cresciute del 3,4 per cento tra il primo e il secondo trimestre 2010 e - addirittura - dell’8,4 per cento tra marzo-giugno 2009 e lo stesso periodo di quest’anno.
Giusto per dare un metro di valutazione, l’indice generale dei prezzi - che comprende anche le spese per sementi, concimi, antiparassitari, mangimi, acquisto, manutenzione e riparazione dei macchinari, costruzioni agricole, ... - è salito nello stesso periodo di 2 punti percentuali. L’energia ha quindi viaggiato con una velocità di ben quattro volte superiore!

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