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IL GIORNALIERO - Sulla strada delle zero carbon gli States col passo del gambero (a luglio) Stampa E-mail

22 settembre 2010 - Ma stiamo davvero parlando dell’America (quella verde di Obama)? O invece per un errore di stampa è uscito il nome degli States al posto di quello della Cina?
Effettivamente, leggendo gli ultimi dati pubblicati dall’EIA, più di un dubbio viene. Si parla di una nazione capace di accrescere i consumi di kWh con un trend prossimo al 10 per cento, di impianti a carbone e gas naturale che incrementano il loro output con tassi a doppia cifra e guadagnano quote mercato rispetto alle zero carbon... Ma quella nazione non è la Cina.
Il tutto è successo negli Usa - complice una stagione più calda del normale - nel mese di luglio. Le vendite finali di energia elettrica segnano un più 9,5 per cento rispetto al luglio 2009. E per rispondere a questa domanda record è stato indispensabile l’apporto delle fonti tradizionali: più 12,4 per cento (in termini di TWh) per il carbone, più 39,3 per cento per l’olio combustibile, più 11,4 per cento per il gas naturale.
Non ha potuto fare miracoli l’idroelettrico (più 4,7 per cento), mentre vicine ci sono andate le altre rinnovabili (più 16,4 per cento). Ha invece dovuto ridimensionare il suo ruolo il nucleare, con un calo dell’1,4 per cento. Nel complesso le fonti non fossili hanno generato 111,7 TWh rispetto ai 109,5 del luglio 2009 (più 2 per cento). La quota mercato delle zero carbon è stata, dunque, del 27,5 per cento rispetto al 29,5 per cento dello scorso anno.

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