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IL GIORNALIERO - Ai green job manca (ancora) uno zero per essere davvero miracolosi Stampa E-mail

18 settembre 2010 - Lo scorso 14 settembre il sito del Parlamento europeo ha pubblicato un articolo/intervista a una deputata, definita dallo stesso web come una che la sa lunga in tema di green job: la tedesca Elisabeth Schroedter. Uno spunto che riporta l’attenzione del Giornaliero su un tema già affrontato in passato. Non certo con diffidenza, ma con quel pizzico di necessaria cautela.
L’intervista evidenzia tre filoni di crescita per i green job: le nuove tecnologie, i settori tradizionali applicati alle rinnovabili (in primis il metalmeccanico, per la produzione di pale eoliche), la ristrutturazione ecologica nel comparto edilizio. Non nasconde - quindi - come spesso occorra fare i conti con la riconversione di mansioni e attività già esistenti più che con la creazione ex novo di posti di lavoro. E un bilancio preciso tra chiusure della old economy e aperture della new non è certo facile.
Elisabeth Schroedter porta poi l’esempio virtuoso della Germania, dove si sono già creati 250 mila nuovi posti, e entro il 2020 potremmo arrivare a 450 mila. Tanto di cappello, sono numeri di assoluto rilievo; specie in una fase dell’economia nella quale a fare notizia sono troppo spesso i licenziamenti, ogni nuova opportunità merita un riconoscimento. Però - per onestà - va anche riportato qualche altro dato, giusto come termine di confronto.
Nel primo trimestre 2010 erano impiegati in Germania 38,7 milioni di lavoratori, mentre 3.285.000 tedeschi risultavano essere disoccupati (non tutti necessariamente a caccia di una occupazione, ma nella maggior parte dei casi certamente sì). Va aggiunto che, secondo la strategia di Lisbona, l’Europa dovrebbe portare il tasso di occupazione medio dei suoi cittadini tra i 20 e i 64 anni fino alle soglie del 75 per cento entro il 2020. Oggi la Germania è appena al di sotto del 71 per cento (in questo caso le statistiche prendono in esame la fascia 15-64 anni) e per non mancare il target dovrà quindi creare almeno 1,5 milioni di posti di lavoro davvero ex novo nel prossimo decennio.
L’apporto dei 200 mila nuovi green job è quindi certamente prezioso. Ma sarebbe un errore considerarlo come determinante o risolutivo. Per trasformare un apporto comunque prezioso in un mezzo miracolo, manca ancora uno zero.
Onore al merito per le professioni low carbon, dunque. Ma facendo i conti con i veri numeri del mondo del lavoro, meglio tenersi ben stretti anche i black job!

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